Il passato: l'Italia del volley ha vinto l'oro nelle ultime due edizioni dei campionati europei. Il presente: i mondiali che si concludono nel weekend a Tokyo mandano in scena tre semifinaliste su quattro in arrivo dal vecchio continente: Bulgaria, Serbia e Polonia. L'Italia non ci sarà. Ieri a Hiroshima abbiamo incassato dalla Francia un 3-2 che prenota un coperto al banchetto dei delusi. Saremo comunque a Tokyo: sabato sfidiamo un'altra matrona immalinconita, la Russia, proprio la squadra che avevamo battuto nella finale dell'europeo 2005. In palio lo spareggio per il quinto posto, in agenda domenica contro la vincente tra Francia e Giappone. In altre parole dovremo spendere le ultime motivazioni e vincere due partite per ottenere lo stesso risultato dei mondiali precedenti, Argentina 2002, quando il solito Brasile ci fulminò ai quarti e Anastasi si congedò da ct, rilevato da Montali.
Per rientrare nel giro-medaglie avremmo avuto bisogno di una sorpresa e di una svolta, ovvero la sconfitta dei brasiliani con i bulgari e un nostro successo con i "cugini". Ma una Bulgaria già qualificata e "al risparmio" ha ceduto 3-1 ai sudamericani e battere la Francia sarebbe stata solo una fiammata di orgoglio. Invece i nostri si sono progressivamente spenti, facendoci scivolare sotto 2-0: e allora fuori Cisolla e Papi, dentro Cernic e soprattutto Savani, 20 punti alla fine, il più giovane della compagnia (che significa comunque 24 anni...). Ma il tie break ha premiato i francesi, più abili difensori che energici schiacciapalloni e per noi, ancora una volta nel 2006, non digeribili. Altro segno che va rifatto il punto circa la posizione azzurra sul mappamondo del volley. Con tutte le domande del caso. E da lì ripartire verso Pechino 2008 e i mondiali italiani del 2010.
Intanto il rally point system (ogni pallone vale un punto) conferma come ha cambiato il gioco e la potenza fisica assume importanza rispetto alla tecnica. Ma in zona medaglie si rivedono un paio di bandiere che sventolavano anni fa. La sinora imbattuta Polonia di Swiderski (che gioca a Perugia) e del ct argentino Lozano, non avvicinava il podio dall'oro 1974, quando si esibiva un certo Skiba, che da tecnico azzurro ha svezzato gente come Zorzi e Gardini.
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