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Francia, memoria storica sancita per legge

Ho letto che dopo la Chiesa anche la Francia sta recitando il mea culpa per le atrocità compiute negli anni e nei secoli passati. Magari anche per la notte di San Bartolomeo? Per le «noyades» di Nantes?



La notte di San Bartolomeo, quella i lettori sanno cos’è, caro Bertone. Ma forse non tutti ricordano cosa fossero le noyades, gli affogamenti. Nel 1793 Jean-Michel Grignon venne incaricato dal Comitato di Salute pubblica (che poi per salut si deve intendere salvezza, ma passi) di completare l’opera di un altro galantuomo, il generale Auguste Westermann, quello che si vantò d’aver sterminato quattrocentomila vandeani, uomini, donne (definite nei rapporti «solchi riproduttori») e bambini («futuri briganti»). Un eccidio molto patriottico, molto Liberté, Egalité e soprattutto Fraternité: basti pensare che per non toglier niente alla Repubblica, di 150 vandeane delle quali egli fece falò venne recuperato il grasso, onde utilizzarlo per ungere i mozzi delle ruote dei carriaggi. Ebbene quel tal Grignon escogitò un sistema molto spiccio ed efficace per portare a compimento la pulizia etnica di Westermann: faceva ammassare su degli zatteroni i nemici della rivoluzione, anche se lattanti, ponendo cura che fossero ben ben incatenati. Quindi ordinava che gli zatteroni fossero portati nel mezzo della Loira e lì tra frizzi e lazzi i sanculotti scaraventavano il carico in acqua. Così per tre settimane, alla media di 200 affogati al giorno.
Ma veniamo a noi: non saprei dirle, caro Bertone, se le noyades compariranno nell’elenco delle porcate delle quali la Francia intenderebbe chiedere perdono al mondo. Per adesso nel collimatore c’è l’impresa coloniale (buona? Cattiva? Così così?), ma è per svariate vicende che il presidente Chirac sta meditando «l’azione del Parlamento nel campo della memoria e della storia». Faccenda che mette i brividi: interpretazione storica e memoria - e memoria! - imposte per legge dello Stato. Proprio vero, chi di political correctness colpisce, di political correctness perisce. A farne le spese è lo stesso Napoleone, idolatrato mito dei nostri cugini d’Oltralpe (ma anche noi non scherziamo) del quale si scopre, magari un po’ in ritardo, che invece di dialogare e aprire tavoli di confronto faceva la guerra, andandoci giù anche pesante; che ove poté ristabilì la schiavitù; che con la scusa di presidiarli calpestava i diritti umani… Non che mi dispiaccia vedere l’Orco ridimensionato, ma la sindrome da politicamente corretto non sai mai dove porta.

Vittima di quella fregola, circa cinque anni fa il primo ministro Jospin giunse a disporre che i mutins, disertori nella guerra 14-18, fossero restituiti con tutti gli onori «alla memoria collettiva». E così, in quattro e quattr’otto, la renitenza al dovere di servire la Patria è diventato un valore. Certo è che se il buon giorno si giudica dal mattino ne vedremo delle belle, caro Bertone.
Paolo Granzotto

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