Francia, la Royal spacca la gauche: no alle 35 ore

Bocciata la legge: pochi risultati e situazioni ingiuste

Alberto Toscano

da Parigi

Ségolène Royal, che si definisce «candidata alla candidatura» del Partito socialista francese in vista delle presidenziali dell’anno prossimo, ha creato lo scompiglio nella sinistra con due proposte annunciate a raffica: la «militarizzazione» dei minorenni condannati per atti di teppismo e la critica alle leggi sulle 35 ore, volute dal governo del primo ministro socialista Lionel Jospin, di cui lei stessa faceva parte come titolare dell’Istruzione primaria. In ambedue i casi le affermazioni di Ségolène Royal hanno un sapore profondamente autocritico per una sinistra francese che ha talvolta chiuso un occhio di fronte alla gravità del problema della sicurezza e di quello della delinquenza minorile.
Lo scorso autunno la «rivolta delle periferie» ha visto bande di giovanissimi teppisti incendiare auto e persino distruggere edifici pubblici. Poi moltissimi fermati sono stati rimessi in libertà perché erano minorenni e nessuno voleva assumersi la responsabilità di un loro internamento. Adesso Ségolène Royal, per non lasciare a Nicolas Sarkozy - ministro dell’Interno e probabile candidato all’Eliseo del centrodestra - il monopolio della «tolleranza zero», propone di sottoporre i minorenni - se condannati - a uno status militarizzato, privandoli dunque della libertà anche se la loro età è di appena sedici anni. Ieri sono stati resi noti i risultati di un sondaggio realizzato per il quotidiano Le Monde e per il network televisivo parigino La chaîne parlementaire. Nessun dubbio: i francesi (per l’esattezza il 69%) sono d’accordo con le proposte della Royal, che i comunisti, la sinistra socialista e i trotzkisti giudicano invece come «pericolose» e persino come «oltranziste». La gauche si è insomma spaccata sul tema della sicurezza, che è stato decisivo alle presidenziali del 2002 e che potrebbe esserlo nuovamente a quelle del 2007.
Ségolène sorride e va avanti per la sua strada. Ieri ha criticato le norme che il governo della «sinistra plurale», guidato dal socialista Jospin, ha approvato alla fine degli anni Novanta allo scopo di imporre a tutte le aziende la riduzione dell’orario lavorativo settimanale a 35 ore. Quella legge era stata motivata dal desiderio di creare nuovi posti di lavoro, ma oggi il tasso di disoccupazione in Francia è al 9%, uno dei più elevati d’Europa.
Ecco la «candidata alla candidatura» affermare che la riduzione forzata dell’orario lavorativo ha provocato situazioni ingiuste, visto che alcuni se ne sono avvantaggiati, aumentando effettivamente il proprio tempo libero, mentre per altri c’è stato solo un incremento della flessibilità del lavoro e dei ritmi di produzione. Ségolène non è contraria all’idea della riduzione dell’orario lavorativo, ma concepisce quella scommessa come il risultato di un costruttivo dialogo tra le parti sociali piuttosto che come una pura e semplice imposizione dall’alto.
Le malelingue sostengono che - dietro l'attacco alle 35 ore - c'è in realtà un regolamento di conti tra le donne del vertice socialista. Le leggi in questione vennero infatti preparate dalla ministra del Lavoro dell'epoca, Martine Aubry, figlia di Jacques Delors.

Si dice che i rapporti tra Martine e Ségolène non siano affatto amichevoli, malgrado i baci di fronte alle telecamere. Come dire che - criticando le 35 ore - Ségolène vorrebbe sbarazzarsi di una possibile rivale nella corsa al potere. Astuta.

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