La Francia di Sarkozy seppellisce le 35 ore

Maratona in Parlamento per approvare il pacchetto fiscale di misure economiche destinato a rivoluzionare in senso liberale il sistema finanziario transalpino

da Parigi

L'Assemblea nazionale francese è impegnata in un'autentica maratona diurna e notturna per condurre a termine l'approvazione del «pacchetto fiscale» di misure economiche volute dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Ieri è stata la volta di una delle parti più significative di questo programma di trasformazioni in senso liberale dell'ordinamento finanziario transalpino: quella che prevede la detassazione delle ore di straordinario e che vanifica dunque la «bandiera» socialista delle 35 ore. Era l'aprile 1997 quando le sinistre francesi si presentarono alle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale sulla base dello slogan «lavorare meno per lavorare tutti». Vinsero le elezioni e nacque così il governo del primo ministro socialista Lionel Jospin, con Martine Aubry (figlia di Jacques Delors e madre delle 35 ore) ministro del Lavoro. Proprio la Aubry propose al Parlamento la legge che riduceva a 35 ore l'orario lavorativo settimanale e che penalizzava il ricorso alle ore di straordinario con una tassazione esorbitante. Era il 1998 e da quel momento è stato possibile verificare i risultati delle 35 ore sull'andamento della disoccupazione, che in Francia è rimasta tra le più elevate d'Europa sia all'epoca del governo di sinistra (ossia fino al 2002) sia a quella dei governi di centrodestra succedutisi in seguito a Parigi.
Adesso Sarkozy e il suo primo ministro François Fillon assestano una mazzata decisiva alle 35 ore: la vecchia legge viene svuotata d'ogni contenuto in base alla parola d'ordine «lavorare di più per guadagnare di più», cara all'attuale inquilino dell'Eliseo. Le 35 ore restano teoricamente la durata legale dell'orario lavorativo settimanale in Francia, ma le aziende potranno utilizzare i loro dipendenti per ore di straordinario che non comporteranno praticamente alcun esborso in termini fiscali e in termini di oneri sociali. Dunque tutti saranno contenti, secondo il primo ministro Fillon: i salariati, che potranno arrotondare la busta paga, e le imprese, che potranno far fronte a nuovi ordinativi senza essere costrette ad assumere ufficialmente dipendenti che poi potrebbero rivelarsi in esubero nei periodi di vacche magre.
La scommessa della riforma delle 35 ore ha provocato pesanti critiche al governo da parte del Partito socialista, che attraversa però un periodo di grave crisi interna. Il segretario socialista François Hollande considera una pura ingiustizia la cancellazione di fatto della Legge Aubry sulla riduzione dell'orario lavorativo, ma ha in questo periodo ben altre gatte da pelare. Il Partito socialista francese rischia addirittura di liquefarsi di fronte all'attrazione fatale esercitata da Sarkozy. Son ben sei i dirigenti socialisti di primo piano che hanno deciso d'entrare nel governo di centrodestra. Come se non bastasse, alcuni intellettuali storici della sinistra, come lo scrittore Max Gallo, si sono avvicinati a Sarkozy, divenendo in pratica i suoi consiglieri. Lo dimostra l'allegra colazione che solo pochi giorni fa il presidente della Repubblica ha avuto all'Eliseo proprio con Gallo e con altri intellettuali che qualche anno fa costituivano un vanto della gauche, come il filosofo André Glucksmann.
Ma il caso più clamoroso è quello dell'autoemarginazione di Jack Lang, che in questo modo ha deciso di protestare contro le critiche alla sua scelta di consigliare Sarkozy sul piano delle riforme istituzionali. Intervistato ieri dal quotidiano Libération, Lang precisa che il suo comportamento è sempre stato assolutamente trasparente, visto che non ha mai avuto intenzione di «tradire» o anche semplicemente di ingannare il suo partito. Lang era orientato - e probabilmente continua a esserlo - a partecipare a un gruppo di riflessione sulle riforme necessarie al ringiovanimento della V Repubblica, circostanza che secondo lui non dovrebbe scandalizzare nessuno. Ma di fronte alle accuse di Hollande, Lang non si limita a lasciare la direzione socialista.

Ieri è passato al contrattacco, chiedendo lo scioglimento degli organismi dirigenti del partito fondato nel 1971 da François Mitterrand. È la dimostrazione di quanto sia profonda la crisi innescata dalla sconfitta di Ségolène Royal alle recenti elezioni presidenziali.

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