La Fiera di Francoforte, che si terrà dal 19 al 24 ottobre rimane il più importante appuntamento al mondo per gli addetti ai lavori editoriali. Non che altri Paesi non provino a insidiarlo, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dalla Francia alla Cina. Ma i dati la segnalano sempre in testa. I posti letto sono prenotati da un anno allaltro. Esserci è anche un segno di prestigio per case editrici di tutto il mondo, italiane incluse, che questanno sono 327. Ospite donore la Corea. Settemila espositori da 110 Paesi.
«Ci si va con lo spirito costruttivo delle grandi occasioni», esordisce Paolo Zaninoni, direttore editoriale Rizzoli. Ci si va in forze, con addetti stampa e responsabili degli uffici di compravendita dei diritti, e con qualche editor al seguito tra quelli più ambiziosi e desiderosi dimparare. Niente come una fiera ricorda che anche quella del libro è unindustria, con relativi investimenti, rischi dimpresa e concorrenza serrata. Nellultimo decennio, poi, le cose sono cambiate. È lo stesso Zaninoni a ricordarlo: fino al 1995-96, cioè prima dellavvento della posta elettronica, un manoscritto inedito era un oggetto solido che passava di mano in mano, veniva letto e valutato al momento. Adesso libri e autori in offerta, compresi quelli editi, viaggiano alla velocità della luce per via elettronica. E, un po come è avvenuto nel calciomercato, le trattative sono aperte tutto lanno. Semmai nei giorni della Buchmesse i ritmi si fanno parossistici.
«Ho ricevuto cinquanta manoscritti il lunedì di questa settimana», si lamenta Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale Salani. «In questo modo valutare linteresse di un libro può diventare unoperazione convulsa. In più, nelle aste per aggiudicarsi i diritti ci sono intermediari che hanno tutto linteresse a far lievitare i prezzi, creando unatmosfera concitata o falsamente euforica». Nervi saldi, dunque. Tanto più che gli editori di casa nostra si trovano davanti anche al non facile compito di piazzare allestero i propri autori. La Salani affronta lappuntamento tedesco con Silvana De Mari, autrice dei fortunati Lultimo elfo e Lultimo orco. «Far tradurre gli italiani allestero è laspetto più nobile del partecipare a questa fiera», sottolinea Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale Bompiani. «Io mi aspetto di vendere Mandami a dire, di Pino Roveredo, e che siano acquistati i diritti di Antonio Scurati rappresentato dallagente Marco Vigevani. Poi ho fiducia in Caos calmo, ultimo lavoro di Sandro Veronesi, le cui opere sono già tradotte in undici lingue. E credo di assicurarmi la traduzione americana di Giro di Vento di Andrea De Carlo».
Sgarbi non crede che i giochi si possano fare tutti al di fuori della fiera. «La fiera - spiega - è sempre il pretesto per le contrattazioni. E se è vero che certi interessi sono enfatizzati e gli editori sono propensi a decidere più rapidamente, è anche vero che non si hanno mai meno di 48 ore per pensarci. Noi, in ogni caso, non facciamo offerte blind, alla cieca». Intanto voci di corridoio, però smentite, le attribuiscono unofferta molto rilevante (sopra i 200mila euro) per un non meglio identificato romanzo di genere fantasy.
Zaninoni specifica che «le strategie le decidono i venditori. Perciò non si escludono sorprese dellultimo momento». Qualche certezza però a Francoforte è prevista. Come la presenza del fisico Stephen Hawking. E la Rizzoli lancerà una coedizione internazionale di 26 editori. A un gruppo di autori importanti è stato chiesto di cimentarsi nella riscrittura di un mito classico. Il 19 ottobre vedranno la luce, contemporaneamente in una ventina di lingue (compreso litaliano) Penelope di Margaret Atwood, Il Minotauro di David Pelevin e Sansone di David Grossmann.
Dal canto suo anche il direttore di Guanda Luigi Brioschi decide di dedicare questa edizione di Francoforte alla proposta di autori italiani. Si porta dunque il nuovo romanzo di Bruno Arpaia (ancora incerto il titolo), Lamore quello vero, di Antonella Cilento, Lamore in sé di Marco Santagata e Che animale sei di Paola Mastrocola. Il marchio Longanesi si aspetta molto da Matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi e da Qualcuno ha ucciso il generale di Matteo Collura.
Un articolo a parte meriterebbe la Mondadori. «Si tratta di riconoscere le pepite doro dalloro farlocco», sintetizza Antonio Riccardi, direttore editoriale hardcover, che va a «chiudere» svariate trattative. Una per The March, grande affresco storico sulla guerra civile americana dellautore di Ragtime, Edgar Doctorow; unaltra per un il prolifico giallista Henning Mankell, il cui ultimo libro (titolo possibile Il cervello di Kennedy) è appena uscito in edizione originale e riguarda le malefatte di una multinazionale farmaceutica; una terza per Lamico e lo straniero (titolo provvisorio) di Uwe Timm, scrittore tedesco che tocca il nervo ancora scoperto delle distruzioni in Germania durante lultima guerra.
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