Frate: il pizzo per annullare matrimoni

da Fermo

Chiedeva soldi per annullare i matrimoni al tribunale ecclesiastico della Sacra Rota. Padre Lucio, come si faceva chiamare questo frate marchigiano, è finito nei guai. Scoperto e incastrato tramite un investigatore privato ingaggiato da alcuni fedeli e adesso teoricamente rischia la scomunica.
Non è mai facile ottenere la cancellazione del matrimonio, sempre più divorziati lo chiedono, per potersi risposare in Chiesa. L'unico modo è rivolgersi alla Sacra Rota. Servirebbe un buon motivo, negli ultimi anni quasi tutti vengono accontentati. Basta sostenere di non essere stati sufficientemente maturi al momento del sì davanti all'altare. L'iter però è complesso e il frate si proponeva di snellirlo impegnandosi personalmente, dietro il versamento di qualche migliaio di euro, anche perché era lui stesso a vestire i panni del giudice. Il Tribunale ecclesiastico c'è in tutte le regioni, per le Marche la sede è a Fermo, e padre Lucio appartiene all'Ordine dei Missionari della Fede. La cosa era stata segnalata informalmente da un gruppo di persone ai vertici del tribunale. «Portateci le prove delle vostre accuse, poi eventualmente procederemo contro il frate». E così il detective si è spacciato per un marito in attesa di separazione, da padre Lucio si è sentito chiedere alcune migliaia di euro.

Il frate era stato in servizio al Vicariato di Roma e già lì pare che avesse messo in atto la stessa procedura illecita. «È un episodio deprecabile - commenta monsignor Vinicio Albanesi, sino a un anno fa presidente del Tribunale ecclesiastico marchigiano - Getta fango su un meccanismo sano».

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