da Bari
Un interrogatorio fiume. Una giornata intera ore di domande e risposte per tentare di approdare a una svolta. Filippo Pappalardi, il padre di Francesco e Salvatore, i fratellini scomparsi a Gravina in Puglia il cinque giugno dellanno scorso, è stato ascoltato ieri negli uffici della squadra mobile a Bari: lui, unico indagato per sequestro di persona nelle indagini sulla sorte dei ragazzini di 12 e 14 anni, ha dovuto rispondere alle domande sempre più incalzanti degli inquirenti. I quali sembrano ora stringere il cerchio, convinti che luomo non abbia detto la verità fin dalle prime fasi delle indagini. Secondo laccusa avrebbe infatti fornito false indicazioni sul luogo della scomparsa e avrebbe anche alimentato la cosiddetta pista romena, vale a dire lipotesi che i fratellini fossero stati portati allestero. E su questi punti si è concentrato in particolare il fuoco incrociato delle domande rivolte dal procuratore Emilio Marzano, dal pm Antonino Lupo e dal capo della mobile, Luigi Liguori. Pappalardi è arrivato alle 10 in compagnia del suo avvocato, Angela Aliani. È apparso sereno, occhiali da sole e abito scuro. Contro di lui ci sono in particolare le dichiarazioni di un ragazzino, che ha riferito di aver visto Ciccio e Tore proprio la sera della scomparsa: stavano giocando con le pistole ad acqua in piazza delle Quattro fontane, nel centro storico; poi, sempre secondo il racconto del testimone, i fratellini sarebbe saliti a bordo della Lancia Dedra del padre, che però ha sempre negato questa circostanza e avrebbe respinto le accuse anche nel corso dellultimo interrogatorio. Si attendono colpi di scena. Sempre ieri, era stata inoltre convocata dal pm anche la compagna di Pappalardi, Maria Ricupero, indagata in un altro procedimento per presunti maltrattamenti ai danni dei fratellini. Lei però si è rifiutata di rispondere.
Nel corso delle indagini si sono accavallate numerose ipotesi sulla sorte di Ciccio e Tore. In un primo momento gli investigatori hanno pensato a un allontanamento volontario: una fuga per sfuggire a un contesto familiare lacerato.
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