IL FRATELLO L’ex ministro commenta: «Amareggiati, il nostro nome da sempre pulito»

«Confermo quanto già detto in diverse occasioni, l’avviso di garanzia non è una condanna. Nessun atto della giunta regionale è messo in discussione. Ognuno è chiamato a rispondere dei suoi atti». Il governatore Roberto Formigoni si difende dalla richiesta di dimissioni di Pd, Idv, Sel e anche Fli dopo che 5mila euro consegnati da un imprenditore per stampare manifesti e “santini”, fanno entrare anche l’assessore Romano La Russa nella squadra dei consiglieri regionali indagati. Perché ora il numero sale a undici. Nel mirino gli appalti Aler, l’accusa è ancora finanziamento illecito ai partiti e coinvolge anche Marco Osnato e Gianfranco Baldassarre. «Ho appreso di essere indagato - spiega La Russa - perché un dirigente del partito, Luca Ruffino imprenditore e membro del coordinamento regionale del Pdl, mi avrebbe aiutato sobbarcandosi il costo di qualche mio manifesto per un totale di meno di 5mila euro divisi in due campagne elettorali, una delle quali a Vercelli dove ero candidato di “servizio” nel collegio. Ultimo in graduatoria». Poi promette di «verificare se sia stato commesso da parte mia o dal mio committente elettorale che seguiva la mia propaganda, qualche errore tecnico, ma è subito evidente che il tutto si ridurrebbe al fatto di non aver scritto nell’apposita dichiarazione il modestissimo contributo elettorale come previsto e consentito dalla legge». E, annunciando di essere pronto a chiarire davanti ai giudici, aggiunge che «dopo oltre quarant’anni di militanza politica improntata alla legalità e correttezza, provo molta amarezza nell’essere indagato solo per un eventuale errore burocratico».
Anche di questo si è parlato ieri al vertice del Pdl in Regione a cui hanno partecipato il fratello Ignazio, Formigoni, il coordinatore regionale Mario Mantovani con la vice Viviana Beccalossi e l’ex ministro Mariastella Gelmini. Nel menù molte elezioni amministrative e scelta delle candidature, tra cui Monza dove la Lega vuole andare da sola. «Ma anche - racconta Ignazio la Russa - la constatazione che nei confronti della Regione non c’è un atteggiamento sereno». Poi la difesa del fratello. «Amarezza - spiega - per aver visto il nome di una famiglia che fa politica e professione da cent’anni, accostato a qualcosa di scorretto. Ma anche serenità perché da avvocato constato che i fatti si riducono a un importo modestissimo donato da un amico e dirigente di partito a mio fratello per due campagne elettorali». La mancata registrazione delle somme? «Forse un marginale errore tecnico burocratico che potrebbe prevedere solo una pena pecuniaria. Se ci fosse serenità basterebbero tre righe nei giornali, ma non credo sarà così». La Regione assediata? «Parliamo di campagne elettorali quando Romano non era né assessore, né consigliere regionale. Non c’è stato passaggio di denaro in cambio di favori e dunque nulla gli può essere imputato, così come nulla può assolutamente essere addebitato a Formigoni».
Ma oggi c’è consiglio regionale ed è prevedibile l’assalto del centrosinistra che già chiede le dimissioni del governatore. Perché in sospeso che anche l’affaire Davide Boni, il presidente leghista del consiglio regionale per cui il gip Antonella Bertoja ha concesso ieri una proroga di sei mesi per continuare le indagini. Mentre è stata fissata per venerdì al Tribunale del Riesame l’udienza in cui si discuterà l’istanza presentata dall’imprenditore Luigi Zunino e da Dario Ghezzi, il capo della segreteria di Boni, contro il sequestro dei documenti acquisiti dalla guardia di finanza. Ma la vera novità è che la Lega ha convinto Boni a difendersi nell’aula del consiglio. Lo farà questa mattina. La conferma che la posizione del Carroccio son barricate, ma non a occhi chiusi. «La causa - racconta un colonnello in via Bellerio - si difende finché è difendibile. Ma fino a oggi non ci risulta esserci nulla di irregolare». Mentre a sinistra aumenta la spaccatura dopo le dimissioni dei tre dell’Idv che le hanno consegnato al partito e ora chiedono ad altri 38 consiglieri di seguirli per tornare a votare.

«Bisognerà procedere su una mozione di sfiducia a Formigoni quando sarà il momento - attacca i dipietristi il capogruppo del Pd Luca Gaffuri - E bisognerà farla sottoscrivere ad almeno 41 consiglieri. Consegnare invece le firme ai segretari di partito, sarebbe come fare quello che sta facendo la Lega con Boni». Questa mattina consiglio regionale. E Boni lo vuol presiedere. Facile prevedere che ci sarà bagarre.

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