Frattini: «Sarko-tax impossibile senza un accordo tra i Paesi del G20»

Il ministro degli Esteri, a New York per l'assemblea generale dell'Onu, boccia l'idea di un'imposta sulle transazioni finanziarie per combattere la povertà nel mondo: «Servono proposte serie e realizzabili»

Contrario no, perchè almeno «in teoria» la Sarkozy-tax è una buona idea. Ma in pratica Franco Frattini è molto scettico sulla praticabilità proposta del presidente francese, che vorrebbe introdurre una piccola imposta sulle transazioni finanzarie per combattere la povertà nel modo e cercare di avvicinare gli obbiettivi del Millennio. «Mi sembra una cosa molto difficile da realizzare. Per farla funzionare servirebbe prima che si trovasse un accordo tra tutti Paesi industralizzati».
Il ministro degli Esteri è a New York, per i lavori dell'assemblea generale dell'Onu, e nei corridoi del Palazzo di Vetro si parla molto della Sarkozy-tax. Certo, spiega Frattini, «tentare non nuoce». Però non bisogna farsi troppe illusioni. «L'Italia non è contraria ma deve essere un'iniziativa condivisa, non unilaterale e deve trovare il sostegno quantomeno dei Paesi del G20». Infatti, secondo Frattini, senza un accordo globale si rischierebbe di canalizzare risorse «verso Stati che non applicano questo tipo di tassazione».
Però coinvolgere tutti al momento appare una missione impossibile. Questa stessa proposta, ricorda il titolare della Farnesina, era già stata avanzata alla passata riunione dei venti Paesi più industrializzati del mondo e non era passata. «Ora come ora non vedo le condizioni dell'adesione di tutti gli Stati - osserva Frattini - . Non basterebbe naturalmente neanche un accordo europeo poichè in un mondo globalizzato non è immaginabile che la piccola Europa possa dettare regole, sarebbe impensabile. Per questo serve una proposta seria e globale».
Come dire: la Sarkozy-tax sembra solo propaganda. «Piacerebbe a tutti avere a disposizione risorse, in un momento come questo. Il problema è che la soluzione deve essere condivisa. Ad esempio,a tutti piacerebbe ridurre l'inquinamento del mondo - insiste - ma se Cina, India e Stati Uniti non partecipano, l'inquinamento non si riduce ed è inutile che ne parliamo da soli noi europei a Bruxelles».
Per Franco Frattini resta comunque fermo il traguardo di dimezzare la povertà entro il 2015, ma senza rimanere vincolati a esclusive logiche numeriche. Bisogna inoltre stare attenti non solo a quanto si dona ma all'utilizzo che viene fatto di questi fondi. Questo il leit-motiv dell'intervento del ministro degli Esteri sugli obiettivi del Millennio. Secondo la Farnesina, in tempi di crisi economica, bisogna concentrarsi sull'efficacia degli aiuti dei Paesi poveri, sul loro uso e sulla destinazione dei fondi, che dovrebbero essere condizionati al rispetto dei diritti umani.
Su questo tema l'Italia è capofila, nella lotta alle mutilazioni genitali femminili.

Per questo il ministro co-presiederà domani con l'omologo egiziano, Ahmed Abul Gheit, una riunione (cui parteciperà anche il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna) con i Paesi che condividono l'obiettivo di far approvare una risoluzione che le metta al bando. Il tutto sempre entro il 2015, facendone così un'altro degli Obiettivi del Millennio.

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