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Frattini: «Lo Stato palestinese ora? Una scatola vuota e un colpo ai negoziati»

Settimana cruciale all'Onu. L'Italia si batte per un'iniziativa europea che eviti riconoscimenti unilaterale e uno strappo con gli Usa. E sulla Turchia: «Deve entrare nella Ue, altrimenti rinascerà l'impero ottomano»

Uno Stato palestinese? Troppo, secondo Franco Frattini, perchè «una proclamazione unilaterale segnerebbe la fine dei negoziati di pace». Ma anche troppo poco: si tratterebbe di una scatola vuota. «Bisogna dare ai palestinesi qualcosa di tangibile e non solo l'annuncio della nascita di uno Stato che poi nella realtà giuridicamente non nasce».
La posizione italiana, e in buona parte pure quella europea, sta tutta in questo difficile equilibrismo diplomatico. Il ministro degli Esteri è a New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, dominata proprio dalla richiesta palestinese di riconoscimento. Frattini ribasce l'intenzione italiana di «lavorare in unità con l'Europa» e sottolinea che «quello che serve sono negoziati con date certe e conclusioni certe». «Domani ci vedremo con i colleghi europei, venerdì il presidente Abu Mazen presenterà la proposta di risoluzione. Insomma, «sono giorni cruciali».
La situazione è intricata. Paesi arabi e terzo mondo opremono poer un riconoscimento ufficiale dewlla Palestina, gli Usa minacciano il veto, la Ue cerca una mediazione. Secondo Frattini l'unica strada per risolvere la crisi tra israeliani e palestinesi ed evitare una «catastrofica divisione» tra Stati Uniti ed Europa, passa per una iniziativa del Quartetto (Usa, Russia, Onu e Ue) per rilanciare il negoziato diretto tra le due parti. Il ministro degli Esteri ne parla durante un incontro con una rappresentanza delle associazioni ebraiche americane, a margine dell'assemblea generale delle Nazioni Unite. Il Quartetto dovrebbe «lanciare un appello per fare ripartire la trattaitva di pace e indicare una data per una loro conclusione», al fine di mettere pressione alle parti.
In Europa, spiega Frattini agli ebrei americani, «c'è stato un dibattito e la maggioranza dei Paesi è concorde che la proclamazione unilaterale di uno Stato palestinese segnerebbe la fine del negoziato di pace». Pe5rciò, insiste, «abbiamo quindi concordato di non manifestare pubblicamente posizioni nazionali finché non metteremo a punto una posizione comune». E domani una riunione tra i Paesi Ue ribadirà che i negoziati sono l'unica soluzione. Al termine dell'incontro Abraham Foxman, presidente della Anti-Defamation League, ringrazia Frattini per la posizione tenuta dall'Italia: «Sono sempre stato ottimista, questo è solo un altro contrattempo in una vicenda che va avanti da 60 anni, ma penso che con la leadership di paesi di buona volontà come l'Italia si possa far ripartire il negoziato».
Altro tema bollente, il superattivismo di Erdogan in Medio Oriente. Rinasce l'impero della Sublime Soglia? Per il ministro degli Esteri italiano, è diventato «necessario e urgnete» rilanciare il negoziato per l'adesione della Turchia all'Unione europea, «per impedire che Ankara persegua una prospettiva neo-ottomana, guardando a est». Sebbene le relazioni tra Italia e Turchia «siano ottime», in questo momento «ci preoccupa il loro nuovo atteggiamento verso Israele». Si sta verificando uno scenario previsto: «Ankara respinta dall'Ue ha scelto una prospettiva neo-ottomana, guarda a est, all'Iran, e tenta di rimpiazzare il ruolo chiave dell'Egitto in Medio Oriente. La mossa giusta sarebbe quella di dare nuovo impulso ai negoziati di adesione con l'Europa».

In conclusione, «se perdiamo influenza diventiamo irrilevanti: deve prevalere l'interesse europeo su quello nazionale dei paesi le cui opinioni pubbliche sono spaventate da un eventuale ingresso della Turchia».

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