Cultura e Spettacoli

FREE [the] JAZZ

FREE [the] JAZZ

Spesso si dice che l’arte è sottrazione. L’arte è ricerca ossessiva della verità e trova quiete solamente in se stessa. L’evoluzione di un’artista si determina nell’affannosa ricerca della pennellata in meno, nel cercare quella nota che può essere sottratta dalla melodia.
Un messaggio incisivo è scarno ma denso di contenuti. Un artista è veramente maturo quando riesce a comunicare l’essenza della propria arte e per farlo è basilare trovare quella nota in meno che rende perfetta la melodia.
Tutti i più grandi artisti del nostro tempo sembrano come legati da questo filo conduttore pieno di sottrazione e di importanti assenze. Qualcuno è la nota sottratta, la pennellata in meno per rendere il quadro perfetto, qualcun altro è l’ultima nota, l’ultima pennellata. Entrambi però sono figli della stessa mano.
Questo era il Free Jazz negli anni sessanta. C’era chi combatteva il proprio tempo al di fuori dei suoi stessi confini cercando di destabilizzare tutto ciò che si trovava al suo interno come Ornette Coleman. C’era chi ci si trovava perfettamente a suo agio nonostante le sue violente contraddizioni interne. Pochi riuscirono a farlo proprio, gestendolo a proprio piacimento con naturalezza come John Coltrane.
Ma tutti, inevitabilmente figli, vittime e carnefici del proprio tempo.
Jazz e Free Jazz. Due compagni divisi nati per la stessa causa.
Questi erano gli anni sessanta. Ma oggi quale può essere la motivazione, l’incentivo per fare della musica di ricerca la propria vita?
Lo chiediamo a Ellery Eskelin, allievo della leggenda David Liebman e uno dei migliori sassofonisti della scena Free Jazz/Elletroacustica mondiale, acclamato dalla stampa specializzata come “uno dei più grandi talenti emergenti del nostro tempo” (DownBeat Mag) e “una delle figure più importanti nell’improvvisazione Jazz moderna” (All About Jazz).

Ogni artista ha le proprie armi per realizzare se stesso attraverso la propria arte. Perché tu hai scelto il sassofono? In che modo riesci ad esprimere te stesso attraverso questo strumento?

Ho scelto il sassofono per il suono. Quand’ero giovane mia madre aveva diversi dischi di musica Jazz ed è da allora che me ne sono innamorato, specialmente nei dischi R&B degli anni ’50 e ’60 che erano molto popolari a quell’epoca. Da allora ho studiato costantemente per avere un buon suono. Da subito ho come avuto la sensazione di riuscire ad esprimere me stesso molto meglio attraverso il sax che con le parole. Per questo motivo ancor oggi continuo a lavorare molto per la ricerca del mio suono e per arricchire giornalmente il mio vocabolario espressivo sullo strumento.

Willian Bazotes ha detto che “…essere dispersivi nell’esecuzione non è una virtù se fine a se stessa…” Sei d’accordo con questa opinione? Qual è la sottile differenza tra un improvvisazione dispersiva e un approccio libero all’improvvisazione?

Per me “libertà” significa riuscire ad esprimere a pieno attraverso lo strumento quello che ho in mente. Ovviamente questo richiede una grande tecnica e molti anni di studio per suonarlo con naturalezza, come fosse un estensione del mio corpo. Sto ancora cercando di ottenere una libertà totale migliorando giornalmente la mia tecnica. Non fa differenza per me suonare standard o dedicarmi alla pura improvvisazione. In entrambi i casi un musicista deve essere in grado di esprimere a pieno tutto ciò che sta immaginando in quel preciso istante. Nel passato la Free Music si risolveva spesso in una mancanza di nozioni di forma, armonia e melodia. Per me nel 2009 suonare Free Music significa creare tutto ciò che si estranea dagli elementi disponibili al musicista. E’ paradossalmente una costrizione nell’improvvisazione quando scelte spontanee possono cambiare la direzione che la musica può prendere di continuo. Una buona improvvisazione significa aver la padronanza necessaria per modellare la musica a proprio piacimento nel preciso istante in cui la stai suonando.

Il Free Jazz negli anni Sessanta era un genere intriso di significati Socio-Politici, musicisti come Ornette Coleman e Sam Rivers erano in qualche modo il vettore del proprio modo di pensare. John Coltrane ha reinventato e fatto proprio il Jazz di quel periodo per poi unirsi al movimento Free Jazz alla fine della propria carriera con album come “Interstellar Space”, allargando ulteriormente i limiti del genere. Cosa può rappresentare al giorno d’oggi un musicista Free Jazz?

Nel passato la Free Music escludeva tutte le nozioni riconosciute che erano considerate tradizionali. Per me invece significa esattamente l’opposto, quindi si tratta di saper fondere insieme gli schemi tradizionali con la pura improvvisazione nel modo più naturale possibile. Siamo liberi di trarre ispirazione da ogni cosa, in un mix di elementi tradizionali e non. Dal punto di vista Socio-Politico è difficile collocare un musicista Free Jazz in qualche categoria specifica. Personalmente non mi sento di appartenere a nessuna categoria in particolare, l’unica cosa che mi sta veramente a cuore è influenzare positivamente tutto ciò che mi sta intorno. Penso che non si debba più pensare alla Free Music come un genere separato dagli altri generi musicali. In effetti non amo considerarmi come un musicista Free ma piuttosto come un improvvisatore.

Gran parte del tuo tempo lo dedichi all’insegnamento. Qual è il tuo obiettivo come insegnante?

Come musicista mi sento in debito nei confronti di tutti i musicisti che mi hanno ispirato, insegnato e incoraggiato ad essere quello che sono. Ma mi rendo conto del fatto di non potermi sdebitare in modo diretto nei loro confronti. Quindi la mia responsabilità nei confronti di coloro che mi hanno preceduto è di passare alle nuove generazioni tutto ciò che mi hanno insegnato. Probabilmente la stessa cosa la faranno le nuove generazioni di musicisti, tramandando un bagaglio di conoscenze sempre più vasto.
Questo processo è molto importante non solo per i musicisti ma per il mondo. Il mio ruolo come insegnante è di mettere in condizione i miei allievi di porsi le domande giuste, per fare in modo che diventino maestri di se stessi.

Sei attratto anche da altre forme d’arte o sei completamente coinvolto dalla tua musica?

Sono affascinato da ogni forma d’arte. Spesso prendendo ispirazione dalla pittura, la letteratura o il teatro è possibile creare qualcosa di più originale attraverso la musica.

Cosa ne pensi dell’attuale situazione degli Stati Uniti? Vedi in Barack Obama una reale possibilità al cambiamento o pensi che il potere continuerà ad essere nelle mani delle solite Elìte?

Non penso che il mondo cambierà mai realmente grazie all’operato di un presidente o un leader. Ma penso che il Pres. Obama abbia la possibilità di rassicurare il mondo sul fatto che gli Stati Uniti stanno cambiando in positivo. Le persone sono pronte e penso che il presidente degli Stati Uniti possa migliorare la situazione mondiale semplicemente essendo premuroso, ragionevole e intelligente.

Ti apprezzo veramente come musicista e attualmente sei nella lista dei miei sassofonisti preferiti insieme ad artisti come Ken Vandermark, Mats Gustafsson e Evan Parker. Cosa pensi di loro e chi ascolti al momento?

Trovo sempre qualcosa di interessante e intrigante in ogni musicista. Ultimamente sto trovando molta ispirazione nella musica di Wayne Shorter. Ogni suono che produce è completo. Il suo DNA musicale si esprime totalmente in ogni nota e in ogni gesto musicale che lui fa.

Leggendo la tua biografia sono venuto a conoscenza del fatto che sei stato allievo di una leggenda del Jazz come David Liebman.Devi molto al suo insegnamento per il tuo suono unico?

Il mio suono è il risultato di tutto ciò a cui la vita mi ha esposto, non è solo grazie all’insegnamento di qualcuno che puoi trovare il tuo suono, la tua personalità sullo strumento. Non sono solamente le persone più importanti della mia vita ad avermi influenzato ma bensì tutto quello che vivo quotidianamente ha un effetto su di me e sul mio modo di suonare. La mia musica è l’esatta proiezione dei miei pensieri e delle mie idee. Ognuno ha la sua personalità ma non tutti i musicisti riescono ad esprimere realmente se stessi. È sempre stato molto importante per me riuscire ad essere me stesso invece che di sforzarmi ad essere qualcosa che non sono.

Siamo arrivati all’ultima consueta domanda. Progetti futuri? So che presto sarai in tour in Europa, suonerai anche in Italia?

Sono sempre attivo con svariati progetti. Tutte le informazioni necessarie sono disponibili sul mio sito www.myspace.com/elleryeskelin. Al momento non ho concerti fissati in Italia ma forse il prossimo autunno sarà possibile. vedremo…

a cura di Stefano Ferrian

Commenti