Roma - Intercettazioni solo per reati gravi, quelli con una pena di almeno 10 anni. Vuol dire criminalità organizzata e terrorismo, ma anche omicidio, pedofilia e concussione. Sembrerebbero, però, esclusi alcuni reati contro la pubblica amministrazione, su cui la Lega continua a insistere: primo fra tutti la corruzione, che prevede 5 anni al massimo per quella «semplice» e 8 per quella in atti giudiziari. Ma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dice che si sta lavorando per trovare il modo di introdurre anche questo tipo di reati nel testo in preparazione a via Arenula.
Il disegno di legge che domani arriverà al Consiglio dei ministri, secondo le anticipazioni, riguardo ai reati sarà dunque restrittivo, ma non come aveva annunciato il premier. I limiti per i magistrati, che dovranno motivare in modo preciso ogni richiesta, ci dovrebbero essere a partire dalle autorizzazioni alle intercettazioni. Finora al pm bastava rivolgersi al gip della porta accanto, che spesso dava l’ok quasi meccanicamente, mentre in futuro si pensa di creare un nuovo filtro: un organismo collegiale, di tre giudici. Inoltre, la durata massima dell’ascolto degli indagati sarà di 3 mesi, mentre attualmente di proroga in proroga si arrivava anche a degli anni.
Un’attenzione particolare, nella bozza del provvedimento, sarebbe dedicata al nuovo sistema per garantire una «tracciabilità» di chi accede alle intercettazioni e restringere al massimo questa cerchia. Questo per scoraggiare le violazioni del segreto istruttorio e permettere, in caso contrario, di risalire a chi può essere responsabile di eventuali fughe di notizie. I testi dovrebbero essere infatti custoditi in un archivio riservato in ogni procura, con un preciso responsabile e la registrazione di chiunque vi acceda. Lì rimarrebbero per un tempo breve e limitato, dopo di che dovrebbero essere distrutte. Così secondo il governo dovrebbe essere più facile individuare l’intera catena di divulgazione delle notizie ed evitare di colpire, come dice Alfano e com’è stato finora, solo l’«anello debole»: i giornalisti. Per tutti i responsabili, comunque, ci sarebbero sanzioni pesanti, fino al carcere.
Altra misura per evitare che finiscano su giornali e tv conversazioni che violino la privacy dei cittadini, sarebbe quella di trascrivere solo le parti penalmente rilevanti
delle intercettazioni, selezionate in un’udienza dalle parti.Infine, si limiterebbero i costi riducendo l’autonomia di contrattazione di ogni procura per il servizio di intercettazione e garantendo maggiore uniformità.
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