Roma - Non chiamatela «ammucchiata» che poi Casini s’offende, visto che ieri lo stesso Pier Ferdinando s’è affrettato a dire che il suo mega Fronte unico, collage tra Udc, Pd, Idv, Api più varie ed eventuali, «ammucchiata» non è e non sarà. Ma sarebbe difficile chiamare «coalizione» un’«ammucchiata» di forze i cui leader si trattano come cani e gatti: se Di Pietro, infatti, chiama con sprezzo l’Udc «Unione di Cuffaro», Casini risponde che Di Pietro è un «buffone, un Fregoli della politica» e che «in piazza con Tonino non ci andrò mai». Oppure: «Quando si parla di Idv ho una certa allergia politica». Insulti ma non solo.
Sarebbe difficile, infatti, chiamare «alleanza» un’«ammucchiata» di forze, facile da mischiare come l’acqua e l’olio. Dalla giustizia alla politica estera, dalle riforme istituzionali ai temi etici, il Cln anti-Cavaliere farebbe soltanto dei Casini, sarebbe solamente un minestrone difficile da digerire, con un solo sapore ben distinto: quello dell’antiberlusconismo.
Sulla giustizia, per esempio, mentre Casini è favorevole al legittimo impedimento e plaude alla riproposizione di un Lodo Alfano in salsa costituzionale, Di Pietro è più che contrario e solo all’idea gli viene l’orticaria: «Il suo rimedio? È peggiore del male». Bersani e il suo Pd, come al solito, si dividono in mille rivoli tra chi (pochi) vorrebbe ingrossare il fiume del giustizialismo dipietrista e chi, viceversa, vorrebbe portare acqua al fronte degli scettici nei confronti della magistratura.
Sull’immigrazione, poi, se Casini e Rutelli approvano l’idea del ministro Sacconi di una cittadinanza a punti, Di Pietro la considera «ennesimo progetto di un governo xenofobo e fascista»; mentre Bersani e il Pd, come al solito, si dividono. Per non parlare dell’abolizione delle Province: su questo tema, forse l’unico, qualche settimana fa è andata in scena l’inusuale convergenza tra Udc e Idv: favorevole a cancellarle Casini, favorevole a cancellarle Di Pietro; contrario a cancellarle Bersani e il suo Pd.
Sui temi etici in generale, biotestamento in particolare, meglio stendere un velo pietoso. Se il cattolico Casini è favorevole a trovare un punto di equilibrio tra volontà del paziente e parere del medico ma comunque non considera l’idratazione accanimento terapeutico, il laico Di Pietro sostiene che «ogni cittadino ha diritto di scegliere quando chiudere gli occhi»; mentre Bersani e il suo Pd, come al solito, si dividono, Rutelli sostiene che «alimentazione e idratazione sono forme di sostegno vitale e sono fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze».
Uno dice: vabbè, almeno in politica estera... Macché, fracassati pure su questo: se Casini bolla come «irresponsabile» chiunque chieda il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, Di Pietro sarebbe disponibile al tutti a casa e a «ripensare la nostra presenza lì», mentre Bersani e il Pd, come al solito, si dividono pure su questo. Per non parlare del federalismo: se Casini straccia il progetto di riforma definendolo «spot pubblicitario della lega», Di Pietro dà il suo voto favorevole mentre il Pd, sai che novità, si divide pure sull’astensione. Tutti d’accordo sulla proposta di legge «Concia», quella che prevede un’aggravante della discriminazione sessuale per le aggressioni personali? Nemmeno per sogno: Casini vota con Pdl e Lega, Di Pietro s’indigna mentre il Pd di Bersani, udite udite, si divide.
E che dire dei rapporti con il Colle? Per Di Pietro su intercettazioni, sospensione dei processi alle alte cariche dello Stato e scontro tra le Procure Napolitano è stato vile, silente, di un silenzio «mafioso». Attacchi a pallettoni che Casini ha definito «beceri e dissennati»; mentre il Pd dell’allora Franceschini quella volta non s’è diviso nel definire flebilmente «inaccettabili» le parole dell’ex pm.
Insomma, la Santa Alleanza casiniana sarebbe una vera e propria «ammucchiata», un’armata Brancaleone, un’accozzaglia di truppe unite soltanto da un unico scopo: abbattere l’odiato Cavaliere.
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