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Fronte difficile nel governo sulla nostra missione. Il ministro della Difesa: «Decideremo con Bruxelles. In Irak via tutti i soldati anche se restano civili italiani» Afghanistan, Parisi assediato dagli alleati pacifisti Rizzo (Pdci): «L’unica discuss

L’esponente Dl: «Presto ne parleremo a Palazzo Chigi»

Emanuela Fontana

da Roma

«Decideremo con gli alleati». La sinistra radicale tenta di riportare il tema guerra sul terreno del programma concordato della coalizione, ma i ministri competenti sembrano decisamente avvicinarsi alla Nato sulla questione Afghanistan e soprattutto sull’invio di nuove uomini e mezzi (6 cacciabombardieri Amx) chiesto all’Italia dal segretario generale Jaap de Hoop Scheffer. Se Massimo D’Alema sabato aveva richiamato alle responsabilità e agli impegni internazionali, ieri anche il ministro della Difesa Arturo Parisi, allargando il raggio delle valutazioni politiche al contesto mondiale, ha aperto un baratro con la sinistra radicale che invece chiede chiarimenti sulle parole del numero uno dell’Alleanza Atlantica.
La richiesta di De Hoop Scheffer non è smentita da Parisi: «Decideremo insieme agli alleati come deve svolgersi l’impegno in Afghanistan», ha precisato da Monte Romano, dove ha partecipato a un’esibizione della Marina militare. Decidere «con gli alleati» è diventata ormai la parola d’ordine dei ministri competenti. E le ragioni della coalizione passano necessariamente in secondo piano rispetto agli impegni internazionali, con gli evidenti problemi che ne derivano: «È necessario che non si apra nessuna discussione sull’Afghanistan - ha chiarito ieri ancora una volta il capogruppo dei comunisti italiani al Parlamento europeo Marco Rizzo - se non quella sul ritiro delle nostre truppe ora presenti lì. Altro che aerei Amx! L’Italia deve contraddistinguersi come Paese di pace».
La discussione potrebbe entrare nel vivo molto presto, perché Parisi ha annunciato che il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero verrà affrontato dal Consiglio dei ministri in tempi rapidi: «Credo che dovremmo affrontarlo presto. Ci sono scadenze predeterminate che ci chiamano a definire, entro il mese, lo strumento a livello parlamentare».
Il successore di Antonio Martino ieri ha chiarito anche la politica delle due misure del governo su Irak e Afghanistan. La prima missione si risolverà con il ritorno «nel più breve tempo possibile», ha ribadito. Il termine previsto da Parisi però è «entro l’anno», scadenza già fissata dal precedente governo di centrodestra, e che la sinistra radicale contesta: «Il piano di rientro è sufficientemente differenziato» da quello del precedente governo, ha sottolineato. Ma deve avvenire, ha avvertito rispondendo indirettamente alla parte più pacifista della coalizione, «nelle condizioni di massima sicurezza per i nostri soldati e per quel che riguarda le popolazioni coinvolte, sulla base di concertazioni con il governo iracheno e con le altre parti interessate». Una presenza «civile» in Irak per la ricostruzione del Paese, «non può assolutamente giustificare una presenza militare - sostiene Parisi - perché sarebbe in contrasto con il mandato ricevuto dagli elettori».
«Rimane» la disponibilità del governo «al sostegno del processo di ricostruzione dell’Irak». Ma a questo punto i civili italiani non avrebbero la protezione dei militari. Potrebbe invece scattare un piano alternativo in aiuto delle truppe irachene: «Abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a rafforzare le forze di sicurezza irachene con l’addestramento». Se avverrà in Kuwait, sarà oggetto di valutazione. «È evidente - commenta il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto - che secondo il ministro la presenza italiana in Irak dovrebbe avere la protezione delle truppe militari o inglesi. Una scelta di straordinario opportunismo».
Il «quadro dell’Afghanistan è invece «diverso» dall’Irak, ha spiegato ancora Parisi. In questo caso, «l’Italia ha confermato un impegno condiviso, un impegno in continuità con il passato, condiviso con gli alleati». Sull’invio di nuovi caccia, il ministro non ha confermato ma non ha smentito: «I dettagli non li abbiamo sviluppati. Ci sentiamo coinvolti in un impegno e rappresenteremo le nostre valutazioni e le nostre disponibilità».
Il dibattito interno non può però «ridursi alla richiesta di inviare nuovi cacciabombardieri Amx» - contesta il capogruppo dei verdi alla Camera, Angelo Bonelli -.

L’Italia deve rilanciare a livello internazionale la questione, se necessario proponendo un piano di pace, una sorta di piano Marshall». La richiesta di De Hoop Scheffer è «improponibile» secondo il segretario di Rifondazione Franco Giordano perché «la Nato ci chiede di attrezzarci a un’operazione di guerra in grande stile».

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