Le Fs tradite da Bassolino: 500mila euro mai versati

Non pagato il forfait che consentiva gli sconti L’assessore regionale: «Nessuno ce li ha chiesti»

da Milano

Lo ammette perfino Corrado Gabriele, assessore al Lavoro della regione Campania: «Lo sapevano tutti, sull’espresso 830 nessuno pagava il biglietto». Fino allo scorso dicembre pagavano un terzo della tariffa, poi nemmeno quella; l’inasprimento dei controlli ha fatto scoppiare il caso.
All’origine c’è una delibera firmata dal governatore campano Antonio Bassolino il 25 marzo 2004 e pubblicata sul Bollettino ufficiale il 3 maggio: la Regione stanziava 500mila euro per aiutare i pendolari campani che ogni settimana facevano la spola con sei regioni del Nord (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana). Un miliardo di ex lire in due anni per aiutare lavoratori disagiati, che dovevano dimostrare di avere un regolare contratto di lavoro dipendente e di guadagnare meno di 18mila euro lordi l’anno.
Una misura che non ha eguali in Italia, un «intervento di mobilità geografica per soggetti che non trovano collocazione produttiva sul territorio regionale». «Un sostegno ai lavoratori campani che con cadenza settimanale utilizzano trasporti ferroviari» verso il Nord - continua la delibera - per il quale «l’assessorato al Lavoro aveva la specifica collaborazione di Trenitalia per definire modalità di comunicazione congiunta rivolte ai potenziali destinatari».
In pratica qualunque pendolare che avesse i tre requisiti (reddito, residenza e regolare contratto di lavoro in una delle sei regioni del Centro-Nord con società private, enti pubblici o cooperative) aveva il diritto di acquistare un biglietto ordinario di seconda classe a 15 euro, indipendentemente dalla città campana di partenza e da quella di arrivo: questo dispone la circolare di Trenitalia DP/MK 06538 P dell’8 luglio 2005, prorogata il 6 giugno 2006 fino al 31 luglio 2007. Il tragitto Napoli-Milano in questione (cioè il Napoli-Modena sull’espresso 830 e il Modena-Milano sull’Intercity Plus 552 che prevede la prenotazione obbligatoria del posto) costa 48.30 euro, tuttavia i pendolari sovvenzionati da Bassolino ne pagano meno di un terzo. Prezzo politico.
Ma non uno di quei 500mila euro è uscito dalle casse della Regione. Sono ancora tutti lì. «Trenitalia non ce li ha mai chiesti - dice l’assessore Gabriele, di Rifondazione comunista - e noi siamo pronti a saldare il conto, quando ci venisse chiesto. Il plafond è sempre a disposizione di Trenitalia che dovrebbe mandarci un rapporto sul numero di utenti che hanno acquistato i biglietti a prezzo ridotto».
Anche per questo, cioè per il disinteresse almeno apparente della società ferroviaria, la Regione non ha rinnovato la convenzione. «Trenitalia non ha mai pubblicizzato a fondo questa iniziativa che forse è stata scarsamente utilizzata», aggiunge Gabriele. Pare (ma numeri precisi non vengono forniti né dalla Regione né da Trenitalia) che le agevolazioni riguardassero non più di 400-500 lavoratori campani.
Senza più l’accordo e senza aver incassato nulla, a metà dicembre Trenitalia ha comunicato che dal 1° gennaio il biglietto andava pagato per intero. Contemporaneamente ha intensificato i controlli. E l’inasprimento ha riguardato soprattutto i convogli come l’830. Alcuni passeggeri si sono adattati, altri no. Molti hanno deciso di pagare il biglietto soltanto fino a Roma: i controllori passavano nel primo tratto, poi basta.

Il treno arriva alla stazione Tiburtina poco prima dell’una e nel cuore della notte nessuno girava più tra le carrozze.
Ieri invece Trenitalia è passata alla linea dura ordinando un secondo giro di controlli a Roma: chi era in regola proseguiva, i senza biglietto dovevano scendere. Ed è scoppiata la rivolta.

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