"Fu uno zombie a farmi diventare scrittore"

Escono i racconti inediti del maestro horror Joe Lansdale. "Il mio prossimo progetto è un libro sulla Grande depressione, protagonista un wrestler". E alla nostra richiesta di creare un racconto su due piedi, ecco cos’ha inventato...

"Fu uno zombie a farmi diventare scrittore"

Due balordi dalle passioni necrofile, un militare alle prese con gli zombie fuori dentro casa, un cowboy che affronta strani lupi mannari, un impiegato spiato dalle telecamere, un contadino disposto a fare follie per un mulo bianco e un maiale pezzato. Queste sono solo alcune delle bizzarre storie raccolte dallo scrittore texano Joe R. Lansdale nell’antologia Altamente esplosivo - 10 racconti inediti (Fanucci). Una serie di storie bizzarre, grottesche, iperviolente e drammatiche in cui si mescolano e si rimescolano, come in un frullatore impazzito, generi come l’horror, il noir e il western. «Ho cercato di selezionare in questo volume - ci spiega lo stesso Lansdale - storie di una certa varietà che o non erano mai state pubblicate in Italia o comunque che erano uscite in maniera un po’ sotterranea. Volevo che questa antologia fosse un regalo speciale per i miei lettori italiani».

Qual è stata la prima storia breve che ha scritto nella sua carriera?
«Il primo racconto di fiction che ho prodotto si intitolava The Full Count ed era una detective story ispirata a grandi linee dal mondo della boxe. Non era un granchè, ma mi è servita per iniziare».

Come sceglie se un soggetto va sviluppato in un romanzo o in un racconto?
«Quando ho un’idea so immediatamente se si tratterà di un soggetto per un romanzo o per un racconto. Me ne accorgo subito istintivamente. Mi è capitato solo alcune volte che un’idea mi abbia ingannato. Ad esempio quando ho iniziato il mio Zeppelin West pensavo che sarebbe stato una semplice short story dopodichè la storia si è espansa e trasformata in un romanzo. D’altra parte, io scrivo romanzi con lo stesso intento con cui scrivo i miei racconti, nel senso che vado solo dove mi interessa andare».

Com’è nato lo spaventoso e sanguinario «Signore del Rasoio» protagonista di Re delle Ombre?
«Ci sono molte suggestioni che mi hanno portato a crearlo, posso però dirvi che il personaggio è nato intorno al 1980 mentre stavo scrivendo un romanzo intitolato Il lato oscuro dell’anima. Stavo scrivendo una scena e all’improvviso il personaggio del Dio del Rasoio si è materializzato nella mia mente. Quella storia era forse troppo forte per quei tempi e così non l’ho pubblicata per molti anni».

Perché i Drive-In sono costante nelle sue storie?
«Quando sono cresciuto io, i Drive-In stavano vivendo il loro massimo splendore. Era la loro epoca. Quindi andavo spesso a vedere fim al Drive-In. Erano stati pensati per le famiglie, poi quando i teenager hanno cominciato a guidare le auto si sono orientati verso questo tipo di pubblico. E sono così divenuti noti per essere dei veri e propri pozzi della passione. Un posto dove le coppiette potevano fare molto di più che guardare un film e basta. Questo ha comportato che anche il livello dei film proposti si è adeguato al pubblico che li frequentava. E ha permesso l’ascesa di filmmakers come Roger Corman».

Ci sono autori che l'anno cresciuta con i loro racconti?
«Leggere Edgar Rice Burroughs mi ha fatto scoprire che volevo davvero diventare uno scrittore, anche se poi mi sono mosso in una direzione narrativa più affine a quella di Jack London, Rudyard Kipling, R.L. Stevenson e Mark Twain. D’altra parte la visione del celeberrimo serial televisivo The Twilight Zone ha colpito a tal punto la mia fantasia che mi ha convinto a scrivere storie di quel tipo e così ho cominciato a leggere scrittori che scrissero per quello show o ne furono in qualche modo influenzati: Richard Matheson, Charles Beaumont, Ray Bradbury, ma anche Robert Bloch, Frederick Brown e persino H.P. Lovecraft (anche se sono sempre stato più affezionato alle sue intuizioni piuttosto che allo stile che usa nelle sue storie). E poi sono venute naturali le letture di Raymond Chandler, Dashiel Hammett, James Cain, Hemingway e F. Scott Fitzgerald, John Steinbeck e Flannery O’ Connor. Ma sono stato influenzato stilisticamente anche da scrittori come Pete Hamill e William Goldman, due narratori letterari e allo stesso tempo popolari».

Le piacciono le storie che parlano di morti viventi?
«Mi sono nutrito di storie di zombie. Soprattutto quelle di zombie impazziti. Ho scritto anche alcune storie di questo tipo fra le quali la mia preferita è Nel Deserto delle Cadillac, con i morti... Nei vecchi film e nelle vecchie storie di zombie, i morti venivano risvegliati per uccidere qualcuno. Poi George Romero ha inventato i suoi zombie affamati di carne umana e io ho visto il suo La notte dei morti viventi per la prima volta in un Drive-In. E posso assicurarvi che ero nell’età giusta perché quel film avesse terribili effetti su di me!».

Progetti per il futuro?
«Prima devo terminare una nuova avventura dei miei Hap e Leonard... Poi mi dedicherò a un romanzo ambientato durante la Grande depressione che parlerà anche della più terribile bufera di sabbia di quel periodo e che prevede la presenza di gangsters, di wrestler e di alcuni giovanissimi protagonisti. Sono molto eccitato per questo progetto».

Ci potrebbe regalare

un racconto fulminante?
«Il giorno dopo lo scoppio della bomba non era sopravvissuto nessuno, a parte i Gemelli Siamesi. Poi il terzo giorno dopo lo scoppio della bomba uno dei due gemelli morì. The End!».

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