È stato l'ultimo uomo a mettere piede sulla Luna. Il penultimo, se vogliamo proprio essere precisi, visto che il suo compagno di viaggio, Eugene Cernan, al termine di quella missione del 1972, fu l'ultimo astronauta a rientrare nell'Apollo 17. Harrison Schmitt alla Luna ci pensa ancora, 37 anni dopo - e 40 dallo storico allunaggio del 20 luglio 1969 - non solo come a un ricordo straordinario di cui è stato fortunato protagonista, ma soprattutto come a un luogo in cui tornare per aiutare il pianeta Terra e per fare il prossimo grande passo: portare l'uomo su Marte. Per l'astronauta, oggi 74enne, che è stato anche politico, senatore repubblicano dal 1977 al 1983, non tornare sul nostro satellite dopo il suo viaggio è stato un errore.
Ci sono state sei missioni sulla Luna dal 1969 al 1972. Dopo l'Apollo 17 l'interesse è calato. Perché non siamo mai più stati lassù?
«Per molte ragioni. È difficile dire quale sia la principale. Hanno voluto focalizzarsi sul qualcosa di nuovo: lo Space Shuttle. Loro erano meno fiduciosi, vedevano più rischi rispetto a noi astronauti. L'amministrazione Nixon e il Congresso erano meno entusiasti e i mass media meno interessati».
La corsa allo spazio aveva perso fascino nel grande pubblico?
«Il pubblico reagisce a quello che riceve dai mass media, e giornali e tv avevano perso interesse. Ormai non c'era più nulla di spettacolare».
Perché un astronauta è disposto a correre un rischio così alto? Cosa lo spinge a farlo?
«Siamo stati addestrati a conoscere perfettamente gli strumenti. Avevamo grande fiducia nelle persone che avevano disegnato e creato l'equipaggiamento. Eravamo molto preparati».
Ci tornerebbe?
«Ci tornerei e con la stessa fiducia di allora».
Dobbiamo tornarci?
«Gli Stati Uniti devono tornarci e altre nazioni possono essere nostri partner. Gli Stati Uniti, come principali difensori della libertà del pianeta devono essere là. Se regimi non democratici guidassero questo sforzo la libertà sarebbe in pericolo. Strategicamente, per l'Occidente, tornare sulla Luna è fondamentale. E la Luna è la strada migliore verso Marte. Il problema è che la generazione che sa lavorare nello spazio profondo oggi ha 70-80 anni. Bisogna formare i giovani. Con la nostra conoscenza scientifica e usando la tecnologia moderna, possiamo imparare dalla Luna molto di quello che ci serve per lavorare su Marte».
Lei parla spesso nelle scuole. Qual è la domanda più frequente che le fanno i bambini?
«Comè davvero la Luna?».
E comè davvero la Luna?
«È molto difficile trasmettere un'esperienza del genere, come quella di camminare a Taurus-Littow, una valle più profonda del Gran Canyon: è veramente stretta. C'erano un sole brillante e un cielo nerissimo. Un posto magnifico. Lì il mio corpo pesava meno di 30 chili. Ma è un'esperienza che in molti potrebbero fare».
Parla di turismo lunare?
«Sulla Luna ci sono risorse energetiche che potrebbero essere centrali per il pianeta Terra. Si potrebbero in futuro avere insediamenti umani per lo sfruttamento di queste risorse. Ci sono il silicio e l'elio-3, che potrebbe essere usato come carburante nucleare».
Quando era bambino, cosa voleva fare da grande? Tutti i bambini vogliono fare l'astronauta...
«Ma quando ero piccolo io non c'erano ancora missioni spaziali e nessun giornalista che si interessava agli astronauti».
Una domanda che le avranno fatto milioni di persone: ha avuto paura una volta lassù, magari di non poter tornare indietro per qualche guasto, di rimanere prigioniero della Luna?
«La nostra prima reazione è stata di metterci al lavoro. Non avevamo molto tempo a disposizione. Mi ero addestrato per anni e sapevo come diminuire la percentuale di rischio. Nell'immediato, abbiamo pensato a essere produttivi. I pensieri su quello che avevo visto e provato sono arrivati dopo».
Molti americani credono che luomo non sia mai stato sulla Luna.
(molto molto arrabbiato, ndr). «Sfortunatamente il nostro sistema educativo tralascia l'insegnamento della storia. Non mi preoccupano le teorie della cospirazione. Mi preoccupa la mancanza di educazione».
Cosa pensa oggi guardando la Luna, un luogo dove solo 12 uomini possono dire di essere stati?
«Mi sento onorato di aver contribuito a un pezzo di storia, onorato di aver avuto una grande opportunità. Mi sento fortunato».
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