Barack Obama ha visitato in meno di una settimana sette paesi e ha incontrato più di dieci leader politici e militari. Si è fatto fotografare con le truppe in Irak e in Afghanistan, i giornali di tutto il mondo parlano soltanto di lui da giorni, gli dedicano le copertine e le prime pagine. Eppure, il candidato presidenziale americano ha detto ieri che non sarebbe sorpreso di un calo nei prossimi sondaggi. Londra, la tappa di chiusura del viaggio in Medio Oriente ed Europa, gli ha riservato un’accoglienza molto anglosassone, un po’ low profile rispetto al calore della folla a Berlino e allo sfarzo di Parigi. Non era giornata d’altronde ieri per il suo ospite, il premier Gordon Brown, dopo la dolorosa sconfitta del partito laburista a Glasgow, nella sua Scozia. Il colpo - che potrebbe costargli il posto già in autunno, quando ci sarà il Congresso del Labour - sancisce per molti commentatori il definitivo tramonto della Terza Via del suo predecessore Tony Blair che affascinò l’Europa. E non solo, visto che Obama ha voluto incontrare per primo, a Londra, proprio l’ex premier. La Bbc lo definisce l’unico leader importante con cui farsi fotografare nel Regno Unito per fare colpo sul pubblico americano.
Sono stati invece pochi gli scatti assieme a Brown, nonostante l’incontro tra il premier e Obama sia durato due ore. Hanno parlato seduti sulle sedie di vimini della veranda di Downing Street e l’unico colpo di scena è stato l’inaspettata passeggiata sotto il sole tra i turisti di Horse Guards Parade. Obama ha poi tenuto in solitario l’ultima conferenza stampa del viaggio. Brown, dicono fonti ufficiali, voleva mantenere lo stesso cerimoniale riservato al rivale del senatore americano, il repubblicano John McCain, in occasione della sua ultima visita. I suoi detrattori, Bbc compresa, ritengono invece non fosse il momento ideale per il leader laburista di esporsi ai giornalisti dopo la sconfitta scozzese.
L’accoglienza low profile britannica, dopo le celebrazioni mediatiche delle ultime ore, può in questo caso aver giocato a favore di Obama. Il senatore, nell’anticipare un calo nei sondaggi, mette le mani avanti. Nonostante le telecamere di mezzo mondo fossero puntate sul di lui, McCain - tra un discorso nelle campagne dell’Ohio, un viaggio nel New Hampshire, una visita nel Bronx, coperti soltanto da giornali locali - è in salita nei sondaggi negli Stati chiave per la battaglia presidenziale. Così, mentre esce da Downing Street con ancora gli applausi berlinesi nelle orecchie, Obama decide di rivolgersi ai suoi elettori dall’altra parte dell’Atlantico spiegando, quasi a volersi giustificare, il senso della sua operazione all’estero: «Il motivo per cui sono convito che la visita fosse importante è che molti problemi che dovremo affrontare in Patria non potranno essere risolti efficacemente se non avremo partner forti all’estero». Ammette però di essere consapevole che l’America oggi è molto più preoccupata per il crescente prezzo della benzina e per i mutui che per la politica estera.
Intanto, terminata la parte di campagna elettorale estera, Obama potrebbe progettare una settimana di vacanza, come gli ha consigliato ieri il capo dell’opposizione inglese, il giovane conservatore David Cameron, che tra discussioni sull’arte di governare rubate a microfoni «spenti» dall’emittente Abc gli ha parlato della necessità di ritagliarsi il tempo per pensare a come governare, sfuggendo un po’ alle pressioni dell’eterna campagna elettorale: «Chissà come sei stanco - ha detto Cameron al senatore -. Dovresti startene su una spiaggia, riposarti, altrimenti esci di testa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.