Guardinghi ma pronti a combattere. Tanto preoccupati quanto determinati a scatenarsi se «liberalizzazione» dovesse significare per locali, bar e discoteche libertà assoluta di gestione degli orari.
I residenti nelle zone della movida milanese dai Navigli al Sempione passando per le Colonne di San Lorenzo per ora ogni giorno divorano gli articoli dei giornali cercando di capire se tra le righe si nasconde un inaspettato, nuovissimo, motivo di disturbo per le loro notti. Non sono sicuri che la nuova norma riguarderà anche i locali. Non ci vogliono credere.
Eppure. «In teoria bar, ristoranti e discoteche potrebbero restare aperti quanto vogliono secondo la normativa», chiarisce Alfredo Zini, vicepresidente Epam. In pratica i locali sono anche soggetti al Testo unico di pubblica sicurezza «e quindi i sindaci per motivi di ordine pubblico possono anticipare la chiusura dei locali serali attualmente fissata alle 3 di notte e delle discoteche prevista alle 5», continua. Ma il timore che accomuna residenti e commercianti è che liberalizzare possa poi tradursi in una battaglia a colpi di ricorsi (dei cittadini) e ordinanze (dei sindaci). «Non ci siamo ancora riuniti per parlare di questo - ammette Maria Grazia Massina, portavoce del comitato delle Colonne di San Lorenzo - Ma ci mette molta paura questa liberalizzazione. Per ora stiamo a vedere cosa farà il Comune, se prenderà le distanze e quanto margine di decisione ha la nuova giunta. Di certo speriamo che i comitati vengano ascoltati. Altrimenti sarebbe davvero un disastro. Mi auguro che gli enti locali possano in qualche modo intervenire altrimenti scenderemo sul piede di guerra».
Anche Gabriella Valassina del comitato che vigila sulle notti dei Navigli è sul chi va là: «Ci incontreremo a breve per parlarne, tra noi ma anche con gli altri comitati. Sarebbe folle se un locale potesse tenere aperto quanto vuole dopo tutte le battaglie fatte per avere il rispetto degli orari». Così il primo compito che si sono dati con lanno nuovo è stato quello di leggere bene e approfondire i termini della normativa per capire se in qualche modo devono prepararsi ad affilare le armi. Ma se saranno toccati gli orari di chiusura dei locali non esitano a dire che in tutte le zone della movida si scatenerà una ribellione totale. «Noi non ne facciamo un problema di orario - ammette Franco Spirito portavoce dei residenti allArco della Pace - quanto di ordine. Se la gente stesse dentro i locali e questi fossero insonorizzati non ci sarebbe alcun problema». Problema che, invece, al momento cè. «Ci sono locali che allinterno hanno 30 metri quadri e fuori 200 posti a sede. E evidente che diventa un problema di ordine pubblico più che di orario».
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