Furbo con targa straniera sfugge a 108 multe ma lo beccano dopo 3 anni

Se abiti in corso Venezia, di mestiere fai il consulente finanziario e giri con un’auto da centomila euro, anche pagare una megamulta può essere un trauma modesto. Chi ha assistito alla scena dice che la cosa peggiore per il signor D.P., classe 1978, è stato vedersi circondato dagli sguardi di disapprovazione dei vicini di casa. La scena è avvenuta tre giorni fa, di buon mattino. C’era D.P. assediato da una pattuglia di vigili urbani, un carro attrezzi che si preparava a portare via la sua Mercedes CL500, e gli altri abitanti del lussuoso stabile che si domandavano: «Ma cosa avrà combinato?».
Cosa avesse combinato, è presto detto: D.P. si è creato una residenza a Montecarlo. Può darsi che avere casa nel Principato, anche se solo sulla carta, gli faccia risparmiare un po’ di tasse. Ma ad esporlo al pubblico ludibrio è stato un benefit collaterale che il giovane manager si è concesso. Approfittando della targa monegasca, per tre anni è andato in giro per Milano fregandosene di tutto ciò che assilla il milanese comune: divieti di sosta, passi carrai, e soprattutto corsie preferenziali. Imboccare i percorsi riservati a bus e taxi era diventata un’abitudine. Non lo hanno mai pizzicato sul fatto, ma lo hanno immortalato le telecamere. Una dopo l’altra, si sono accumulate a suo carico la bellezza di 108 contravvenzioni. D.P. non ne ha mai pagata neanche una. Tanto, pensava, ho la residenza a Montecarlo.
Ma alla fine negli uffici della Polizia locale qualcuno si è accorto di quella interminabile serie di verbali intestati tutti alla stessa auto, e ha deciso di mettersi sulle tracce della Mercedes CL500 e del suo disinvolto proprietario. Non è stato difficile, perché molte delle contravvenzioni erano riferite a divieti di sosta nello stesso tratto di corso Venezia. I ghisa-motociclisti del reparto Radiomobile della polizia locale a quel punto hanno deciso di andare di mattina presto ad appostarsi nella zona: dove, tanto per cambiare, la Mercedes faceva bella mostra di sè in divieto di sosta.
Il piano dei vigili era semplice: portare via l’auto, e restituirla al proprietario solo dopo il saldo di tutte le multe arretrate. Proprio in quel momento però si è materializzato il broker. Lì per lì, l’uomo non ha capito la gravità della situazione: si è offerto di pagare la multa per divieto di sosta, e di andarsene poi per la sua strada. Ma la pattuglia gli ha spiegato che il conto era ben più salato, e che se voleva rivedere la Mercedes doveva pagare tutto. In contanti, perché in piazza Beccaria, al comando dei vigili, non si accettano nè assegni nè bancomat. A quel punto il sorriso si è bruscamente spento sulla faccia del giovin signore.
Alla fine, D.P. si è convinto a seguire la pattuglia in ufficio. Qui gli sono state notificate le multe accumulate in questi anni: accorpandole a mazzi, altrimenti la notifica sarebbe durata fino a sera. A D.P.

è andata anche bene, perché una norma (francamente bizzarra) fa prescrivere le contravvenzioni dei finti stranieri molto più in fretta di quelle dei milanesi veri. Ma la figura di cioccolato fatta davanti ai vicini di casa, quella per un pezzo non sarà dichiarata prescritta.

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