Enrico Lagattolla
da Milano
Una tomba che non è come le altre. Ogni giorno da un anno, meta del pellegrinaggio dei fedeli. Quella di Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, sepolto al Famedio del cimitero Monumentale di Milano. Due ex voto spariscono dalla sua lapide. Due cuori dargento, e una piccola icona in legno. Il resto è intatto. Nessun segno sui marmi, nessuna scritta, integra la foto di «don Gius», in ordine i fiori lasciati dal suo popolo. Ma tanto basta. Qualcuno, allinizio, grida alla profanazione.
Una telefonata arriva a Comunione e Liberazione. È giovedì pomeriggio. «Due ex voto sono spariti». Ed è la stessa Cl a ritirare gli altri sette. «Per motivi di cautela - fanno sapere - si è provveduto a riporre temporaneamente i rimanenti in un luogo sicuro». Nessuna segnalazione, in un primo momento, a polizia, carabinieri e Comune. I primi ad accorgersi sono gli inservienti del cimitero, che curano la manutenzione delle tombe. Poi i fedeli, che davanti al colombario in cui riposa il sacerdote (scomparso il 22 febbraio del 2005) si rendono conto del furto. Quindi, la chiamata a Cl, che rende nota la notizia. E, a seguire, lintervento delle forze dellordine, che nella serata di ieri entrano al Famedio e concludono i primi rilievi. Lepisodio si ridimensiona, lo stesso assessore ai Servizi cimiteriali Giulio Gallera classifica il fatto come «una ragazzata», ma la reazione della politica è comunque immediata. Da destra a sinistra, la condanna dellepisodio è unanime.
La prima voce ad alzarsi è quella del neosindaco di Milano, Letizia Moratti. «Il furto sacrilego compiuto contro la tomba di don Giussani colpisce la città in uno dei suoi affetti più cari e profondi. Chi lha compiuto - prosegue la Moratti - ha offeso non solo chi ha voluto rendere omaggio alla memoria del fondatore di Comunione e Liberazione, ma tutti i milanesi che considerano don Giussani una straordinaria figura di riferimento per il suo valore morale, per la sua dedizione ai giovani nella sua opera di educatore». Infine, un invito: «Chi ha compiuto questo gesto restituisca gli ex-voto al cuore della città». E di «un gesto vile» si è trattato anche per il presidente della Provincia Filippo Penati.
Quelle stesse persone che, da oggi, torneranno a fare visita al «don Gius». Come ogni giorno, da oltre un anno.
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