Laura Verlicchi
da Milano
Autostrade-Abertis, il governo nell’occhio del ciclone. La bocciatura Ue del tetto del 5% per il voto dei costruttori nelle concessionarie fa cadere definitivamente il veto alla fusione, ha detto il ministro Emma Bonino, schierandosi di fatto contro i colleghi Di Pietro e Padoa-Schioppa. E Schema28 - la società dei Benetton a cui fa capo Autostrade - dà mandato ai legali di contestare il decreto legge «illegittimo e incostituzionale» che modifica le concessioni autostradali, chiedendo azioni penali risarcitorie al governo italiano.
Durissima la replica del ministro Di Pietro. «Far rispettare la legge è obbligo del governo e del mio ministero. Ad essi mi attengo e non mi intimoriscono i toni minacciosi prospettati nella nota di Schema 28». E se la prende con la collega Bonino senza peraltro mai nominarla, accusandola di essersi trasformata nell'«avvocato accusatore» dell'Italia a Bruxelles.
Non meno duri, del resto, i toni del comunicato di Schema28, arrivato in serata dopo che già nel pomeriggio l’ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, aveva ribadito il no alla riforma delle convenzioni. «Scardina un sistema costruito negli anni - ha detto - e completato nel 1997 con la privatizzazione di Autostrade, che indubbiamente ha funzionato». E proprio a quest’ultima fa riferimento Schema28 nella sua critica al decreto legge, che «modifica unilateralmente anche con effetti retroattivi, i rapporti concessori validamente instaurati e definiti dal governo italiano nel 1997» e provoca «effetti negativi sulla credibilità del Paese nei mercati finanziari». E per questo la società intende inoltre «agire in sede giudiziaria nei confronti di Fintecna, avente causa di Iri, per la violazione dei principi di buona fede nel contesto della privatizzazione di Autostrade».
D’altra parte, proprio il decreto collegato alla manovra è la leva che scardina il no del governo alla fusione, come ha spiegato il ministro Bonino. In quanto contiene il limite al diritto di voto dei costruttori, di fatto legittima la loro presenza nel capitale, anche se vincolata: quindi «fa cadere in generale l’obiezione» nei loro confronti, secondo Bruxelles. Cade così il motivo di «legittimità», che era stato opposto alla fusione da Di Pietro e Padoa-Schioppa.
Ora il passo successivo, per la commissione Ue, è la rimozione di ogni vincolo sia alla presenza che al voto dei costruttori nelle concessionarie autostradali: così l’Italia potrebbe evitare la procedura d’infrazione sulla vicenda Autostrade-Abertis.
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