Politica

Il futuro ci chiama alle armi

Mi ha chiamato una troupe della Bbc a piazza del Popolo a Roma e una gentilissima giornalista mi ha chiesto perché votare Berlusconi, lo stesso Berlusconi che tutta la stampa di potere, nazionale e straniera, attacca e dipinge in modo orrendo. Due sere prima mi era capitato con la Cnn, sempre da Roma, che mi ha intervistato su una gelida terrazza da cui si vedeva lo skyline di San Pietro, e prima di rispondere mi ero dovuto sorbire per sette minuti un ritratto dell’Italia berlusconiana da vomitare. Ho spiegato rapidamente che tutta quella paccottiglia era robaccia, un copia e incolla di cliché, luoghi comuni, fondamentalmente balle. Al giornalista che aveva preparato il documentario avevo chiesto: perché hai fatto una cosa del genere, tu che conosci l’Italia? E lui candidamente mi ha riposto: perché è quello che chiedono, è quel che il pubblico vuole.
Allora, tornando a ieri sera e al mio appuntamento con la televisione britannica, alla gentilissima giornalista che mi chiedeva perché votare Berlusconi, ho risposto molto serenamente: perché Berlusconi è la modernizzazione del Paese e Prodi è l’arretramento, perché noi rappresentiamo il futuro e quelli il passato, come l’archeologia italiana, come (e ho indicato le bellissime chiese, la terrazza del Pincio di Valadier) tutto ciò che è ricordo senza presente. E allora mi hanno chiesto il solito conto delle varie espressioni berlusconiane, regolarmente manipolate, secondo cui il nostro Presidente del Consiglio si sarebbe paragonato a Gesù Cristo e a Napoleone, il che è oltre che falso anche cretino. Poi ho letto le agenzie di stampa, i giornali e gli articoli di fondo, la carta che si è accumulata nel mio studio per due mesi senza avere il tempo di ordinarla e rimuoverla, articoli a centinaia, manipolazione di dati, una battaglia a colpi bassi fra una sinistra snob, ricca sfondata, presuntuosa e arrogante e un centrodestra riformista che è popolare, con le radici fra la gente, spesso fra la povera gente che aspetta una pensione più alta e non più bassa, meno tasse e non più tasse.
Mi accorgo, specialmente parlando con la stampa estera di lingua inglese, francese e spagnola, che il mondo non sa nulla dell’Italia, quella vera e non quella dei cliché, perché i nostri avversari interni sono padroni e signori dell’informazione interna ed esterna, stampata e televisiva, inclusa quella Mediaset che è, salvo patetiche frange, ai loro ordini come abbiamo visto anche recentemente e a quel che loro passano, il mondo - deliziato nell'idea di un'Italia da trattare come una colonia - si adegua, anzi banchetta. Questa gente non sa che cosa sia dignità, oltre che patriottismo. Questi qui seguitano ad occupare tutto: hanno dalla loro l’alta finanza padrona dei giornali, hanno i giornali posseduti dalla loro alta finanza, hanno il controllo televisivo e radiofonico e urlano stracciandosi le vesti ogni volta che deve parlare Berlusconi perché hanno una fottuta paura della sua capacità di comunicare e di questo mi accorgo specialmente dalle molte lettere di italiani che vivono all’estero, in Usa specialmente, e che mi coprono di insulti perché ­ poveracci ­ non possono lontanamente immaginare quale sia la realtà qui, in questo Paese.
Qui loro hanno finanza, stampa, televisioni, redazioni, cinematografia, università, scuole, regioni e comuni per il controllo territoriale che le leghe delle cooperative esercitano in certe regioni. Manca solo che abbiano pure il governo, manca soltanto che mettano un loro uomo al Quirinale, magari Prodi con tutto il piattino e il kit spiritico (quanto si sono divertiti in Inghilterra quando ho raccontato alla loro radio della «seance» spiritica su Gradoli paese e via Gradoli), manca solo che al 93 per cento che già hanno o controllano si aggiunga anche quel sette per cento del potere che è determinato dal Parlamento e dal governo. Qualcuno dirà: solo il sette per cento? Stai scherzando. No, non sto scherzando, governo e Parlamento in questo Paese contano poco ma se diamo a loro anche quelli, poi saremo rovinati non per cinque anni, ma per un’intera generazione. Bisogna bloccarli, batterli.
Gli errori: io e Renato Brunetta abbiamo fatto un appello agli elettori di Forza Italia disamorati e delusi. Visto che ci piace parlar chiaro userò la parola giusta: incazzati. Ai nostri ex elettori incazzati abbiamo già detto; Brunetta e io non siamo uomini di potere, lavoriamo come patrioti per la causa della rivoluzione liberale. Voi non avete visto la rivoluzione, gli effetti speciali della rivoluzione e per questo siete frustrati. Avete ragione. Io vi garantisco, insieme a Brunetta, che certe cose non si ripeteranno: specialmente per quel che riguarda l’uso della cultura e della comunicazione, i rapporti fra cittadini e burocrazia. Ci mettiamo la nostra faccia, non abbiamo altro. Ma Berlusconi deve finire il suo lavoro e noi dobbiamo lavorare con lui. Noi vi chiamiamo alla leva: non vi invitiamo, non facciamo appelli blandi: qui ne va della libertà, con Prodi la libertà è in pericolo, con Prodi è in pericolo la verità senza la quale non c’è libertà, con i comunisti potrete soltanto avere l’unica cosa che sanno dare: comunismo, altrimenti non chiamerebbero se stessi comunisti. Avrete macchine rovesciate, avrete blocchi stradali, avrete la televisione unica, avrete i vostri figli a scuola insultati dai compagni, avrete disservizio, tasse elevate, vi toglieranno i soldi senza darvi in cambio nulla. Questa è una chiamata alle armi, alle urne, al momento della compattezza e del voto. Non fatevi del male, non fate del male ai vostri figli e fratelli.
p.

guzzanti@mclink.it

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