Il futuro United preoccupa Ferguson più di Rooney

Londra Solo una settimana fa ha collezionato il suo 33° trofeo sulla panchina del Manchester United: la Coppa di Lega. Sabato scorso, complice l'impegno del Chelsea in Fa Cup, è tornato al vertice della Premier League. Due punti davanti a Blues e Arsenal quando mancano nove giornate al termine. E mercoledì può staccare il biglietto dei quarti di finale di Champions Lesgue. Eppure tutti all'Old Trafford - Sir Alex Ferguson compreso - scrutano il futuro con apprensione. Gli enormi debiti, oltre 780 milioni di euro, che gravano come una zavorra sul club hanno reso la famiglia Glazer la più invisa a Manchester. La protesta corre sulla rete, già oltre 70mila tifosi hanno aderito alla campagna Love United, hate Glazer, amo lo United, odio i Glazer. Un'ostilità conclamata che ha portato un gruppo di facoltosi uomini della finanza, ma soprattutto tifosi dei Red Devils, a studiare un'offerta di acquisto. Avvalendosi della preziosa consulenza - taciuta per motivi di opportunità - proprio di Ferguson.
Tutto il resto, persino il ginocchio di Wayne Rooney, passa in secondo piano al momento. Nonostante il manager scozzese non nasconda il fastidio per gli acciacchi fisici del suo centravanti, rientrato dall'impegno in nazionale stremato. Così da fargli saltare la trasferta di Wolverhampton. «Ma non sono arrabbiato con Capello - le parole di Ferguson -, piuttosto con Wayne e la sua generosità. Lui è un giocatore d'altri tempi, sempre a disposizione del suo allenatore. Se gli chiedi di giocare in porta, lui ci va e non dice una parola. Avrebbe dovuto avvisare lo staff medico della nazionale che non era al meglio».
Senza di lui lo United fatica, gioca a sprazzi, ma trova comunque con Paul Scholes il colpo vincente che vale i tre punti e il primato. Non certo una prestazione memorabile, ma era quello che chiedeva Ferguson: tornare a primeggiare in Inghilterra. All'inseguimento di quel 19° titolo nazionale, l'ossessione di Sir Alex. Per scavalcare finalmente il Liverpool, fermo a 18. «Quando sono arrivato i Reds sembravano inarrivabili. In poco più di due anni non solo li abbiamo raggiunti ma ora possiamo addirittura superarli. È incredibile. Comunque continuo a credere che questa società abbia vinto troppo poco in Europa nonostante negli ultimi anni abbiamo fatto bene. Ma il 19° campionato resta un obiettivo fondamentale».
A tre anni di distanza, sulla sua strada europea Ferguson ritrova il Milan. All'epoca sulla panchina rossonera sedeva Carlo Ancelotti, oggi suo avversario in Premier. Resta da cancellare l'onta di quella semifinale a San Siro, una sconfitta netta al di là di ogni alibi. «Ma noi non eravamo al meglio della condizione, mentre Ancelotti aveva tutti a disposizione. Questa volta sarà diverso perché ora abbiamo recuperato anche Ferdinand». A distanza di nove mesi lo United sembra finalmente avere metabolizzato la partenza di Cristiano Ronaldo, sacrificato sull'altare del bilancio. «La sua partenza è stata inevitabile perché il ragazzo voleva il Real Madrid. I suoi gol, ma non solo, ci sono mancati nella prima parte della stagione ma ora abbiamo trovato una nuova identità e Rooney è super». Da una parte l'esplosività dell'attaccante inglese, dall'altra il genio brasiliano di Ronaldinho e Pato. «Sono due grandi campioni e mi stupisco che Dunga non li chiami in nazionale. Credo che giocheranno entrambi, Pato penso che recupererà in tempo. Ma noi stiamo bene, anche in difesa sappiamo come affrontarli». Al Teatro dei Sogni è tutto pronto. Biglietti esauriti, attesa delle grandi occasioni.

Ma la notizia che tutti vorrebbero leggere oggi sui giornali è l'addio dei Glazer. Che però, almeno in questo momento, non sembrano disposti a cedere. Chissà che questa distrazione non possa giocare a favore di Leonardo.

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