Il G5 promuove il governo

Arturo Gismondi

Può capitare persino, in Europa, che la ragione prevalga. È difficile che ciò avvenga allorché le decisioni sono lasciate agli organi burocratici, ai quali è sconosciuto il principio affermato dalla rivoluzione francese per il quale «tutto ciò che non è vietato, è consentito». Può avvenire però quando la decisione è affidata ai governi nazionali, e quando uno di questi governi, quello italiano nel caso di cui si tratta, si adoperino con tenacia perché almeno il buon senso abbia a prevalere. È il caso della riunione a Evian fra i ministri degli Esteri di Italia, Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna nella quale si sono fatti passi avanti concreti sulla strada di una politica comune contro l'immigrazione clandestina, problema europeo e non solo italiano come da tempo sostiene il Governo.
Nella riunione non ci si è limitati a confermare principi da tempo sostenuti dall'Italia, si è fatto qualcosa di più. Si è deciso nel concreto, fra i cinque Paesi presenti, un pattugliamento comune delle coste mediterranee, riconosciute così per quel riguarda il Mediterraneo, fin qui ventre molle del nostro continente, come frontiera europea e non solo italiana, conseguenza questa del trattato di Schengen sulla circolazione all'interno del continente. E si è deciso anche il rimpatrio dei clandestini da parte dei cinque Paesi che insieme ne organizzeranno l'esecuzione. Verranno organizzati voli con aerei dei diversi Paesi per il trasporti dei clandestini nelle varie terre d'origine. In tal modo si riconosce esplicitamente, da parte dei maggiori governi europei, non solo che la nostra frontiera mediterranea è frontiera comune dell'Europa ma anche che, di conseguenza, l'impegno politico e logistico, e l'ingente peso finanziario della lotta contro l'immigrazione clandestina deve essere equamente distribuito.
La decisione rappresenta una smentita, e una sconfitta, della demagogia della sinistra che ha sempre avversato la politica dei rimpatri definendoli senz'altro come «deportazioni». La decisione comune dei maggiori Paesi europei contribuisce a smentire altresì la campagna della sinistra contro i centri temporanei di accoglienza, che costituiscono la condizione prima per qualsiasi programma di rimpatrio. Questa campagna, frutto di irresponsabilità, è arrivata qualche settimana addietro all'impegno di tutte le regioni di sinistra per la chiusura dei centri temporanei nei loro rispettivi territori. Una decisione gravissima, anche perché rivolta a sabotare una legge dello Stato e una norma contenuta oltre e tutto non già nella legge Fini-Bossi ma ancora prima nella legge Turco-Napolitano approvata nel quinquennio precedente.
La proposta di chiusura dei centri, sostenuta con particolare vigore dagli on. Cento, Verdi, Giordano, Rifondazione comunista, approvata acriticamente da tutte le regioni su sollecitazione del Presidente della Puglia Nichi Vendola parte da un dato di fatto universalmente riconosciuto: questi centri, fatti segno a una pressione immigratoria a tratti pesante, in estate in particolar modo, non sono soggiorni gradevoli, ed è da tutti ritenuto necessario che gli inevitabili disagi siano alleviati ciò che si fa del resto grazie agli sforzi del volontariato e alla umanità delle forze di polizia, da non scambiare per i custodi dei lager e dei gulag.
Le accuse indiscriminate alla pratica del rimpatrio dei clandestini ha suscitato la reazione di Livia Turco e di Giorgio Napolitano che ne lamentarono l'assurdità frutto di una sorta di nichilismo legislativo della sinistra. La decisione delle regioni di chiudere i centri, il primo, pessimo esempio di un coordinamento fra amministrazioni dello stesso colore politico, ha contribuito a suscitare reazioni nello stesso centrosinistra, ove sono intervenuti negli ultimi tempi la ex-ministro Anna Finocchiaro, Umberto Ranieri e altri. Ieri, il Corriere ospita una lettera di Giorgio Napolitano che oltre a respingere gli insulti e le accuse di crudeltà rivoltegli direttamente fa notare come il traffico di clandestini rappresenti al momento una delle risorse maggiori di una criminalità che vive e prospera sulla miseria di poveri disperati buttati allo sbaraglio e non di rado vittime di un commercio fra i più cinici.
Nelle loro reazioni negative, gli onorevoli Turco e Napolitano badano a difendere come è giusto il loro onore politico come promotori di una legge in quanto a suo tempo ministri degli Interni e delle Pari opportunità. C'è da augurarsi che i due ex-ministri chiedano anche, alla loro parte, un atteggiamento più rispettoso e consono nei confronti di leggi dello Stato quale sia la firma con la quale queste leggi appaiono sulla Gazzetta Ufficiale. Avranno, in proposito, una occasione a breve termine, poiché le 13 regioni protagoniste della bella avventura suggerita da Nichi Vendola si riuniranno la prossima settimana a Bari per decidere quale seguito dare alla loro iniziativa di chiusura dei centri.
a.

gismondi@tin.it

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