G7, la ricetta Usa non piace Europa e Giappone frenano

Ministri in ordine sparso. Almunia: «I mercati resteranno volatili a lungo»

da Milano

L’ultimo campanello recessivo è risuonato ieri: il numero degli americani non più in grado di rimborsare gli acquisti effettuati con le carte di credito è in continuo aumento. In dicembre, le insolvenze sono cresciute di quasi l’8%, segno evidente di uno stato di sofferenza patrimoniale, peraltro già innescato dalla maggiore onerosità dei mutui e dai rincari dei generi di prima necessità.
In soccorso delle indebitate famiglie Usa, arriva ora il pacchetto di sgravi fiscali fortemente voluto da George W. Bush, approvato nella notte tra mercoledì e giovedì dal Congresso, e il cui definitivo via libera è atteso per la prossima settimana con la firma presidenziale. Si tratta di aiuti per complessivi 158 miliardi di dollari, cifra cui si è giunti dopo un braccio di ferro tra democratici e repubblicani che nei giorni scorsi aveva messo in stallo il provvedimento. Per raggiungere quella che l’inquilino della Casa Bianca ha definito «un esempio di cooperazione bipartisan», i due schieramenti hanno scelto di compiere qualche passo indietro rispetto alle posizioni originarie: i democratici hanno rinunciato all’idea di concedere più aiuti ai poveri e di estendere i sussidi di disoccupazione; i repubblicani hanno accettato di erogare fondi a favore di 20 milioni di anziani e di 250mila veterani disabili.
Nella sostanza, il pacchetto si tradurrà in un assegno da 600 dollari per ogni singolo cittadino americano, mentre alle coppie andranno 1.200 dollari, ai quali se ne aggiungeranno 300 per ogni figlio. Requisiti essenziali per poter usufruire del contributo, un reddito annuo individuale non superiore ai 75mila dollari o di 150mila dollari per le coppie sposate. Un capitolo dell’intervento federale è inoltre riservato alle imprese, cui sarà concessa la possibilità di ammortizzare gli acquisti di beni effettuati quest’anno.
La misura antirecessione, che secondo i piani della Casa Bianca sarà resa operativa entro maggio, interesserà, nel complesso, 35 milioni di americani. Per Bush, si tratta di un provvedimento «solido, a favore della crescita, che stimola gli investimenti e offre potere d’acquisto ai consumatori». Alcuni osservatori obiettano, al contrario, che il piano giunge ormai tardivo, che non aiuterà a riavviare il volano dei consumi privati (da cui dipendono i due terzi del Pil a stelle e strisce) e che, dunque, lo scivolamento nella recessione sarà inevitabile. L’ultimo dato sul prodotto interno lordo, quello del quarto trimestre 2007 (più 0,6%), ha già delineato una situazione di pre-crisi, e per il periodo gennaio-marzo 2008 il panel di 62 economisti interpellati da Bloomberg stima una crescita non superiore allo 0,5% su base annua. Secondo l’Ocse, inoltre, negli Stati Uniti il superindice ha accusato in dicembre un ribasso di 0,7 punti su base congiunturale e di 1,8 punti rispetto all’anno precedente (il superindice generale è sceso invece, rispettivamente, di 0,3 e di 3,4 punti).
Analisti e mercati finanziari sono convinti che la Federal reserve taglierà di un altro mezzo punto i tassi entro giugno, e attendono con trepidazione l’audizione che Ben Bernanke terrà il prossimo 14 febbraio alla commissione bancaria del Senato. Di sicuro, gli americani non vedono la situazione con lenti rosa. Discover Financial Services, una società di carte di credito, ha reso noto che il 49% dei consumatori intervistati in gennaio ha ammesso di aver intenzione di ridurre gli acquisti di beni non di prima necessità. Un tirare la cinghia diffuso cui non è estranea la politica più restrittiva di erogazione dei prestiti adottata dalla banche, rese prudenti dai sempre più numerosi casi di insolvenza.

A ingenerare pessimismo contribuisce inoltre anche il delicato momento attraversato dal mercato del lavoro, che il mese scorso ha bruciato, per la prima volta dopo quattro anni, 17mila posti. Quanto al tasso di disoccupazione, attualmente al 4,9%, le previsioni indicano una risalita fino al 5,2% entro il secondo trimestre.

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