FABRIZIO DE FEO
nostro inviato a Gleneagles
L’ombra di morte degli attentati londinesi smorza le luci e l’impatto mediatico del G8 di Gleneagles. Ma prima di far calare il sipario sul summit, gli otto grandi danno l’ultimo colpo di acceleratore alle trattative e mettono in cantiere una manciata di provvedimenti concreti a favore dei Paesi in via di sviluppo, lanciando anche un segnale di inversione di rotta nell’approccio ai cambiamenti climatici. Non sarà il «make the poverty history» adottato come slogan dagli organizzatori, ma i cinquanta miliardi di dollari di aiuti in più per l’Africa a partire dal 2010, i tre miliardi di dollari destinati all’Autorità palestinese, l’avvio di «un nuovo dialogo internazionale» sul clima sono comunque uno sforzo di buona volontà messo in campo dagli otto Paesi più industrializzati, peraltro in un momento in cui la ruota dell’economia internazionale non gira certo alla massima velocità.
L’ultima giornata del vertice si muove su binari più veloci del previsto. Il calendario viene, infatti, sfoltito di qualche passaggio per consentire a Tony Blair di tornare il prima possibile a Londra a svolgere il suo ruolo di comandante in capo, il giorno dopo il colpo inferto dal terrorismo al cuore della City. Una accelerazione che non inficia il risultato finale. «Come spesso accade in politica non sempre si ottiene quel che si voleva ma ci sono stati sostanziali progressi nonostante l’ombra del terrorismo», commenta il premier britannico. «Su un punto voglio essere chiaro: all’Africa non serve la carità, ma una partnership. Perché alla fine, chi cambierà l’Africa sono gli africani»,
Aiuti all’Africa - Il piano comprende l’aumento degli aiuti entro il 2010 a 50 miliardi di dollari (sempre che la crescita media si attesti attorno al 2% annuo), la riduzione del debito oltre all’azzeramento di quello dei quattordici fra i Paesi africani più poveri, la lotta contro l’Aids e le epidemie, la creazione di una nuova forza di peacekeeping. I leader africani - otto presenti a Gleneagles - si impegnano a promuovere la democrazia e a combattere la corruzione. In quanto alle cifre il contributo dei Paesi dell’Ue si attesterà nel 2010 allo 0,51% del Pil, per arrivare allo 0,7% nel 2015. Ci sono poi gli impegni di singoli Paesi - come gli Stati Uniti - a raddoppiare gli sforzi economici, e la volontà espressa dalla Russia in merito alla cancellazione dei debiti. In un documento annesso a quello finale, si affronta anche la questione del contributo attraverso la tassazione dei biglietti aerei di cui si studierà la fattibilità.
Clima - Sui mutamenti del clima parte «un nuovo dialogo internazionale fra i Paesi industrializzati e quelli emergenti». «Il G8 e i Paesi emergenti hanno deciso - spiega il premier inglese - di avviare un piano d’azione sui problemi del clima, con una conferenza che avrà luogo il prossimo primo novembre in Gran Bretagna».
Crescita economica - «Una forte crescita economica - si legge nel comunicato - è un elemento chiave per l’intero pianeta». Il comunicato richiama a «interventi concreti e credibili»: in particolare, gli Stati Uniti devono proseguire sulla strada del consolidamento fiscale per aumentare il tasso di risparmio, mentre l’Europa deve accelerare sul terreno delle riforme strutturali per stimolare la crescita dell’occupazione e della domanda interna.
La sfida-petrolio - Lo stato del mercato petrolifero non induce certo all’ottimismo. Servono quindi «investimenti significativi nelle attività di esplorazione» e in questo senso il G8 lancia un appello ai Paesi produttori, ai quali si chiede «di intraprendere tutte le iniziative necessarie per creare un clima favorevole agli investimenti, tale da supportare la crescita economica mondiale».
Sovvenzioni all’export - I capi di Stato e di governo del G8 chiedono di «eliminare tutte le forme di sovvenzione all’esportazione di prodotti agricoli» entro «una data credibile», come si legge nella dichiarazione approvata a Gleneagles.
Medio Oriente - Il vertice, annuncia Blair, approva «un sostanzioso pacchetto di aiuti» per un ammontare «fino a tre miliardi di dollari» a favore dell’Autorità nazionale palestinese nei prossimi anni, per rafforzare le prospettive di un accordo di pace in Medioriente. «Perché quando ci sarà il ritiro da Gaza, è essenziale contribuire a costruire le infrastrutture del futuro Stato palestinese».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.