G8 a caccia di un’intesa globale «Soluzione politica per la Libia»

La difficile gestione della già appassita Primavera Araba è stato l’ultimo argomento in ordine cronologico, ma certamente il primo in quello dei contenuti, della prima giornata del vertice del G8 che si è aperto ieri a Deauville, nel nord della Francia. Si è cominciato dibattendo della questione nucleare, con particolare attenzione al tema della sicurezza alla luce del recente disastro in Giappone, per proseguire con un punto sulle difficoltà dell’economia globale e l’esigenza di una stabilizzazione. Poi il tema della regolamentazione di internet, fortemente voluto dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Ma poi si è arrivati al punto più caldo del momento. La cena di lavoro dei capi di Stato e di governo dedicata al terremoto che ha scosso e in parte ancora scuote le autocrazie nordafricane e di parte del Medio Oriente ha visto la presenza anche dei leader del nuovo corso tunisino, Beji Caid Essebsi, ed egiziano, Essam Sharaf: quest’ultimo si è fatto precedere dalla notizia della riapertura del valico di Rafah, l’unico che collega la Striscia di Gaza all’Egitto, e dunque fuori dal controllo di Israele: in pratica è la fine del blocco per un milione e mezzo di palestinesi, ma anche il via libera ai traffici di Hamas, compresi - è più che ragionevole temere - quelli di armi. Non esattamente il modo migliore per presentarsi a chiedere il sostegno delle potenze occidentali.
Sul tavolo tutti gli spinosi dossier aperti, da quello libico a quello siriano a quello iraniano, senza dimenticare Afghanistan e Pakistan, dove tutto è cambiato dopo il blitz americano del 2 maggio che ha cancellato dalla faccia della Terra l’ex inafferrabile Osama bin Laden. Al termine della discussione, è stata concordata una dichiarazione finale comune che contiene un appello al presidente della Siria Bashar el-Assad perché metta fine alla brutale repressione delle proteste contro il suo regime (si calcola che le vittime civili abbiano fin qui abbondantemente superato il migliaio) e avvii l’indispensabile dialogo politico e le promesse riforme; una richiesta al regime di Tripoli perché s’impegni per una soluzione politica in Libia e cessi ogni violenza contro i civili; e un nuovo appello per la riapertura del dialogo israelo-palestinese.
Partenariato
Al G8 si è stabilito che il processo di riforme e di democratizzazione dei Paesi arabi debba essere sostenuto anche economicamente, per evitare «instabilità sulla soglia dell’Europa, con un ritornoa regimi autoritari,conflitti e terrorismo». A Deauville ha dunque preso forma un partenariato. In particolare la missione della Bers (la Banca dei regolamenti europei che ha sede a Londra) sarà estesa al Medio Oriente e al Nord Africa. In tempi ragionevolemnte rapidi avverranno cambiamenti sostanziali: in attesa che l’istituto cambi il suo statuto sarà istituito un fondo di transizione aperto ai contributi dei principali partner di sviluppo internazionali e regionali. Della definizione di questo Fondo si discuterà a Roma in luglio, nel corso di un G7 finanziario; il varo definitvo avverrà invece a fine anno in un simile vertice da tenersi in Francia. Coordinatore degli stanziamenti sarà il G8. La Gran Bretagna è stata la prima ad annunciare un proprio conrtibuto (di circa 127 milioni di euro) per sostenere le riforme nei Paesi arabi.
Libia
Il presidente americano Obama ha insistito sulla necessità di una soluzione politica della crisi, dicendosi convinto che questa dovrà vedere coinvolta anche la Russia, attualmente su posizioni fortemente critiche rispetto alla missione della Nato in Libia: il presidente russo Medvedev ha precisato che il G8 ha chiesto al suo Paese di assumere un ruolo di mediazione. Peraltro, da Deauville non arrivano messaggi incoraggianti per Gheddafi. Il Colonnello, che ieri aveva proposto per l’ennesima volta una tregua immediata, stavolta sotto l’egida dell’Onu e dell’Unione Africana, si è sentito rispondere dai Grandi di non essere credibile: deve deporre le armi e andarsene dalla Libia, quanto al dove se ne potrà discutere. Lo scenario che pare delinearsi è quello di caschi blu inviati a monitorare una tregua sul terreno, ma solo dopo che Gheddafi se ne sarà andato in esilio. Intanto nuove rivelazioni sul tesoro libico: l’Italia aveva partecipazioni record (24%) nel fondo sovrano libico Lia, che investe i ricavi petroliferi nazionali, peraltro con pessimi risultati.
Siria
Sarkozy ha nuovamente escluso un intervento armato internazionale simile a quello in corso in Libia: «Servirebbe una decisione dell’Onu», ha ricordato. Decisione che non arriverà mai, anche perché paradossalmente i Paesi occidentali sono i primi a temere gli effetti ingovernabili di un’eventuale caduta del regime di Assad.

Da qui l’insistenza anche degli Stati Uniti, nemico assoluto della Siria nella retorica di Damasco, nel chiedere ad Assad riforme improbabilissime pur di non inchiodarlo alle sue responsabilità di macellaio del suo stesso popolo.
Il summit di Deauville si concluderà oggi con sessioni allargate ai rappresentanti di Paesi arabi e africani e con una colazione finale che sarà seguita da conferenza stampa.

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