(...) Un comunicato improvviso, dopo le dichiarazioni di fuoco contro Berlusconi che il dirigente Pdl aveva reso sulla vicenda Fini. Il partito però è stato preso letteralmente in contropiede. Quasi che la «bomba» fosse in realtà solo un piccolo petardo da carnevale. Il coordinatore regionale, Michele Scandroglio non rispondeva al telefono, un cellulare spento, laltro che squillava a vuoto. Il suo vice, Eugenio Minasso, ha invece spiegato che Gadolla lo ha «chiamato in mattinata per annunciare che lui sta dalla parte dei finiani. Gli ho fatto tanti auguri. Mi dispiace che se ne vada perché per me è un caro amico. Musso? Era prevedibile la sua uscita dato che lui era una persona imprevedibile. È uno che ha sempre preso decisioni per conto suo, non ha mai parlato con nessuno. È andato via da un partito che lo ha preso sconosciuto e lo ha messo candidato a sindaco di Genova, che lo ha messo capolista per il Senato e lo ha fatto diventare senatore». Il vice coordinatore metropolitano vicario, il primo collaboratore di Gadolla su Genova è Roberto Cassinelli, che invece non era stato informato. «Non ne so nulla. Comunque ha aderito a unassociazione, non mi pare abbia lasciato il partito». In effetti la comunicazione di «Generazione Italia» si guarda bene dal dire che Gadolla lascia la poltrona che gli è stata affidata. Ma non dovrebbe essere il partito a togliergliela? «Occorre valutare», è la risposta interlocutoria di Cassinelli.
Insomma, in Liguria chi passa con Fini non è automaticamente fuori dal Pdl? Se a livello locale nessuno se la sente di fare il passo, ci pensa Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del partito, a prendere in mano la situazione. «Chi entra a far parte di un altro gruppo non può stare nel Pdl», risponde senza giri di parole a precisa domanda. E anche lobiezione successiva non lo spaventa. Formalmente Gadolla non ha aderito a un altro gruppo, come i finiani in Parlamento? Generazione Italia è, sempre formalmente, unassociazione? «Ha detto bene, formalmente non è un altro gruppo politico, sostanzialmente sì. È fuori».
Ed è quasi singolare che la posizione più intransigente nei confronti dei finiani arrivi da chi aveva seguito il leader fin dai tempi del Msi e del Fronte della Gioventù. Il «tradimento» fa ancora più male a quelli della «vecchia guardia». Come Giorgio Bornacin, che infatti si allinea a La Russa: «Gianfranco Gadolla è fuori, anzi, se non si dimette lo deferisco ai probiviri del partito. Se Fini non avesse fatto i gruppi parlamentari si poteva ancora tollerare la situazione, ora non più - interviene - La politica non è una scherzo, ognuno è libero di fare le scelte che ritiene opportune, ma deve anche assumersene le responsabilità. A me, ad esempio, la scelta di lasciare un amico come Fini è costata parecchio. Ma iscritti ed elettori meritano rispetto». Decisamente freddo con Gadolla, anche lo storico rivale Gianni Plinio, che non risparmia critiche neppure a Musso: «Non mi stupisco che il coordinatore metropolitano del Pdl sia passato con Fini, soprattutto viste le posizioni che ha sempre assunto sia a favore della moschea, sia dellimmigrazione.
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