«Mi hanno fatto leggere la sceneggiatura e non la condividevo. Ho manifestato i miei dubbi a Ricky Tognazzi, ma da allora nessuno si è più fatto vivo con me». È lo sfogo di Gaia Tortora, la secondogenita del presentatore che si sofferma con il settimanale Gente (in edicola domani con le prime immagini dal set, in esclusiva) su Applausi e sputi- Le due vite di Enzo Tortora, la fiction dedicata al conduttore di Portobello, che si sta girando a Napoli. Prodotta per Raiuno, ha tra i protagonisti Ricky Tognazzi, che interpreta Enzo Tortora ed è anche il regista del film per la Tv, e Bianca Guaccero, nella parte di Francesca Scopelliti, la compagna del giornalista.
Ma la fiction parte in salita e solleva le perplessità di Gaia che non vuole una storia irrispettosa o romanzata: «Sono felice si ricordi lingiustizia subita da papà, ma temo la si voglia trasformare in una fiction romanzata parlando di donne e sentimenti. E sarebbe inaccettabile».
La trama della fiction ripercorre e riassume la vicenda giudiziaria di Tortora, accusato per traffico di droga e associazione di stampo camorristico, il cui arresto il 17 giugno 1983 fu uno choc. Il presentatore, allora allapice della popolarità mediatica, venne fatto sfilare, tra i flash dei fotografi e delle telecamere dei telegiornali, scortato da due carabinieri e con le manette in bella vista a stringergli i polsi. Una gogna mediatica e giudiziaria che ebbe termine tre anni dopo, il 15 settembre 1986, con la sua assoluzione con formula piena in appello e con quella definitiva, alla Corte di Cassazione, il 17 giugno 1987.
Proprio pochi mesi prima era tornato in televisione con il suo Portobello e, accolto in studio da una fragorosa standing ovation, esordì con la storica frase: «Dunque, dove eravamo rimasti?».
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