A Milano - fotografa lIstat - fare la spesa è diventato un lusso: colpa del carovita, si vocifera. Nel frattempo, però, i generi alimentari, nel giro di 365 giorni, sono aumentati di cinque punti percentuali e il 20 per cento dello stipendio dei milanesi finisce nei carrelli di supermercati, ipermercati e affini. E cè anche chi, in questo quadro desolante, la spesa proprio non riesce a farla. È il caso degli abitanti del quartiere Gallaratese, cinquemila famiglie alloggiate in una manciata di palazzoni popolari nella periferia ovest di Milano. Ma per una volta il famigerato carovita proprio non centra: «qui mancano i negozi» denunciano gli abitanti.
Il Gallaratese - un pugno di palazzi tra via Gallarate, Molino Dorino, Trenno e Lampugnano - fu concepito dal nulla nei lontani anni 60: lidea era quella di costruire nel verde un quartiere popolare per giovani coppie, di concezione moderna, pedonalizzato e con al suo interno i servizi essenziali. Questo è avvenuto fino a metà degli anni Novanta quando, come delle candeline su una torta, i piccoli negozi al dettaglio hanno iniziato lentamente a «spegnersi». E così per gli abitanti del quartiere - ormai popolato da persone anziane e in difficoltà anche con i più piccoli spostamenti - poter avere pane fresco è diventata la mission impossible quotidiana.
«Siamo rimasti soli - denuncia Mario, pensionato 68enne residente in via Appennini - per fare la spesa devo sorbirmi due fermate di metropolitana, da Molino Dorino a Bonola. Tutto ciò è insostenibile». Per tutte le famiglie del Gallaratese, il vicino centro Commerciale Bonola è così diventato lEldorado: il posto dove poter finalmente trovare negozi e servizi di prima necessità. Peccato disti almeno sei fermate di autobus dal quartiere. «La mia vecchia auto - protesta Nicola - non può circolare nei mesi invernali per via del decreto regionale: sono così costretto a servirmi dei mezzi pubblici anche per raggiungere la più vicina farmacia». Negozi «a portata di gamba» è insomma quello che chiedono i residenti.
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