Galliano chiama in causa i maestri

Questa sera all’Auditorium con gli archi di Santa Cecilia

L’occasione è di quelle speciali perché questa sera alle 21 a Sala Sinopoli dell’Auditorium ospiterà la prima esecuzione assoluta della «Petite Suite Française» per bandoneòn, appositamente commissionata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Galliano per la Stagione della Musica da Camera.
Galliano è ospite fisso di Santa Cecilia, e quest’anno la data del suo concerto cade a soli tre giorni di distanza dal suo compleanno. Nato in Francia il 12 dicembre 1950, si innamorò della fisarmonica ancora adolescente.
Sedotto dal jazz tentò con successo di adeguare il suo insolito strumento ai sincopati ritmi della musica afroamericana. Finché un giorno incontrò il grande Astor Piazzolla, che gli disse: «Il jazz che suoni tu sa troppo di americano. Riscopri le tue radici francesi. Inventa un nuovo tipo di Musette, così come io ho reinventato il Tango Argentino».
E infatti nella Musette di Galliano si mescolano reminiscenze swing, marcati echi di tango, giri di valzer dei bistrot parigini, ballads di Bill Evans, improvvisazioni di Keith Jarrett e la lezione nera di Parker e Coltrane.
Il tutto con un compiaciuto gusto cromatico che riporta alla migliore tradizione francese da Couperin a Debussy e soprattutto a Ravel, tutti musicisti citati nella «Suite».
Proprio a Galliano, assurto in pochissimi anni ai vertici mondiali del jazz, si deve il rilancio a tutto campo della fisarmonica e del bandoneòn: nelle sue mani questi strumenti della tradizione popolare acquistano ora la policromia di un’orchestra, ora il timbro raccolto della musica da camera.
È proprio questo percorso artistico ad essere illustrato nella «Suite Française», una serata che prende le mosse dalla Parigi dei primi anni del Novecento, in cui musicisti come Claude Debussy, Maurice Ravel, Erik Satie, Darius Milhaud e Francis Poulenc accompagnavano per mano la musica nel nuovo secolo e ne attualizzavano il linguaggio ricorrendo volentieri all’apparente facilità della Chanson, alla sensuale attrattiva dei balli e delle melodie dei Café Chantants, oppure rubando i segreti della musica popolare di tutto il mondo (il jazz o i ritmi del Sudamerica).


Ed è in quel momento magico e irripetibile che Galliano - che questa sera dividerà il palco con la Ensemble d’Archi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia - è andato a ritrovare le sue radici, secondo il suggerimento di Piazzolla, per inventare un linguaggio personalissimo e di grande suggestione.

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