da Napoli
Una sfida fra coetanei, una gara di virilità tra compagni di classe ma forse di più: un atto di bullismo. Bisogna ancora far piena luce sullepisodio accaduto a SantAntimo, nel Napoletano, dove una decina di giorni fa due studenti, entrambi di 13 anni (ripetenti), che frequentano la seconda media Papa Giovanni XXIII, si sono cimentati nella «gara del righello» sfidando tre compagni di classe (tutti di 12 anni). Ma la sfida potrebbe non essere stata solo un gioco: i due, infatti, avrebbero ordinato ai tre compagni di partecipare alla competizione dei centimetri.
I cinque ragazzini hanno scelto la classe come luogo per la loro esibizione, davanti ai loro compagni e alla presenza della loro insegnante. Poi, hanno formato un cerchio e si sono denudati: giù i pantaloni, giù gli slip, via alle misurazioni, per stabilire «chi lo ha più lungo».
La vicenda è venuta alla luce, non perché sia stata denunciata dal preside della scuola ma, grazie ad un'altra insegnante, madre di un'alunna, che frequenta la classe finita nello scandalo. È stata lei a telefonare al 113 per raccontare l'accaduto.
Il commissariato di Frattamaggiore si è subito mobilitato per far luce su questa vicenda che successivamente ha svelato altri particolari scabrosi. La gara dei centimetri, infatti, non sarebbe il solo episodio di bullismo avvenuto alla Papa Giovanni XXIII. Nei bagni della scuola media, altri fatti gravissimi sarebbero avvenuti recentemente. Forse addirittura violenze sessuali. Protagonisti, ancora una volta, i due tredicenni «bulli», appartenenti a famiglie definite dagli investigatori, «difficili».
E l'insegnante che teneva lezione nella classe dove si è tenuta la competizione? Avrebbe detto alla polizia di non avere assistito allesibizione, in quanto proprio in quel momento era in corso una discussione, con gli altri studenti, sulla gita scolastica. Insomma la professoressa, denunciata per atti osceni, non si sarebbe accorta di nulla. «Sono distrutta, non dormo più la notte. Non ho visto e non potevo vedere, come gli stessi ragazzi hanno ammesso», si giustifica lei. La polizia, invece, sospetta che la docente possa aver taciuto per il timore di subire delle ritorsioni in unarea afflitta da gravi problemi sociali e dove cè una forte presenza camorristica.
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