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Garage, scantinati e mansarde: nelle moschee abusive dei fedeli "invisibili"

L'unico luogo di culto regolare è quello di Segrate e può ospitare fino a 5mila persone. De Corato: "Nulla è a norma. Nessun controllo su chi le frequenta"

Garage, scantinati e mansarde: nelle moschee abusive dei fedeli "invisibili"
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Sotterranei raffazzonati alla meglio, scantinati, magazzini, mansarde, garage, ex negozi, ex palestre, veri e propri appartamenti. Ma anche capannoni trasformati in fondazioni e onlus e stabili industriali adibiti a "centri culturali", un escamotage per eludere le normative urbanistiche e i piani regolatori che in Italia non prevedono spazi per il culto islamico. Certo: Allah, come Dio, è ovunque. E per una persona devota che sia veramente tale l'importante è pregare, non tanto dove. Il problema è che a Milano la sola moschea degna di questo nome, perché regolare sotto ogni aspetto, è il Centro Islamico di Milano e Lombardia di Segrate - ufficialmente "Moschea al-Rahman" ovvero "del Misericordioso" - e che in via Cassanese 3 può arrivare a ospitare fino a 5mila fedeli. Nelle altre strutture adibite al culto musulmano (poco più di venti in città) i fedeli in teoria non potrebbero proprio riunirsi a pregare. E, al di là di qualsiasi altro tipo di obiezione (e ce ne sono parecchie) basti quella delle misure di sicurezza: impianti elettrici desueti, impianti idraulici o di areazione inesistenti. Seguono in secondo piano (ma neanche troppo) acustica e regole urbanistiche, completamente ignorate. Da fedeli che, per troppi aspetti, rappresentano veri e propri "invisibili".

"I vigili hanno sempre segnalato le strutture abusive perché non a norma, ma poi dovrebbe intervenire l'autorità giudiziaria per farle chiudere: beh, in tutti questi anni mai sentito di una moschea che abbia dovuto chiudere i battenti a Milano. Se un giorno dovesse accadere una tragedia, fioccheranno chissà quali polemiche...".

Su questo tasto batte da tempo Riccardo De Corato (nella foto) deputato di Fratelli d'Italia, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali, ma anche ex vicesindaco di Milano e già assessore alla Sicurezza in Regione. Fu lui, con Letizia Moratti sindaco, tra il 2009 e il 2010, a far spostare i 2mila fedeli della comunità islamica dai marciapiedi dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, nell'area dell'ormai ex Palasharp per la preghiera del venerdì.

"Secondo calcoli basati su dati ufficiali, a Milano ci sarebbero 200mila musulmani. Purtroppo chi si riempie la bocca con queste cifre non conta mai i clandestini che, sotto la Madonnina, sono ancora una marea - prosegue De Corato -. Anche il sindaco Sala sostiene che in città gli stranieri costituiscano il 21% della popolazione, ma pure lui non pensa agli irregolari. Non parliamo poi di chi è anche pregiudicato e va fuori e dentro dalla galera senza mai curarsi di mettersi in regola e di ottenere un permesso di soggiorno. Basti pensare al tunisino 20enne in carcere da qualche giorno dopo aver rapinato, insieme a tre amici minorenni, un coetaneo in corso Buenos Aires. Questo maranza, proprio secondo il gip che ne ha convalidato l'arresto, avrebbe una capacità criminale elevatissima...E quanto impiegherà a tornare libero, in strada? E quanti ce ne sono in giro come lui?".

Secondo De Corato gli immigrati provenienti dal mondo arabo "l'integrazione non la vogliono veramente, altrimenti non continuerebbero a parlare solo e sempre l'arabo tra di loro. Anche il momento della preghiera sotto questo aspetto diventa qualcosa di losco, si teme sempre che qualche imam fornisca indicazioni di carattere terroristico...Chi se ne accorgerebbe? Potrebbe capire solo chi conosce bene l'arabo!".

Fosse per lui, il deputato di Fratelli d'Italia obbligherebbe tutti i musulmani a imparare bene e a parlare l'italiano. "Inoltre i giudici devono capire che l'abbinata clandestino-pregiudicato va ridotta il più possibile - aggiunge -. Ci deve essere sincronizzazione tra il fermo e la convalida dell'arresto, altrimenti le strade saranno sempre piene di balordi e Milano resterà la città più pericolosa del Paese.

Ad agosto, quando mi sono recato all'Istituto penale minorile Beccaria con la Commissione Antimafia, mentre Milano bruciava per la calura, i ragazzi reclusi erano tutti in piscina. In fondo non mi sembrava stessero così male...".

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