García Márquez Accuse al Nobel: era un agente di Castro e trafficava in armi

Che Gabriel García Márquez sia amico di Fidel Castro e suo sostenitore è cosa universalmente nota. Ma l’amore nei confronti di Cuba da parte dello scrittore colombiano forse è andato un po’ oltre. Almeno secondo la versione dei servizi segreti messicani, che tra il 1967 e il 1985 hanno spiato le attività dello scrittore residente in Messico dagli anni Sessanta.
«Gabo», premio Nobel per la letteratura nel 1982, sarebbe stato infatti «un agente della propaganda al servizio dell’intelligence cubana». Ma queste in fondo sono noccioline. L’accusa più pesante è un’altra. Secondo la medesima fonte, lo scrittore sarebbe stato coinvolto nel traffico d’armi tra l’isola e la Colombia. Cosa nota anche al governo di Bogotà.
Alcuni dettagli, messi in archivio dalla polizia politica messicana, sulla vita dello scrittore coincidono con quelli raccontati dal critico letterario Gerald Martin, autore della prima biografia «ufficiale» di Márquez (tollerata ma non approvata dallo scrittore), nelle librerie inglesi da qualche settimana, ora in uscita in America Latina.
«Oggi 30 aprile 1980, alle 10.43, è arrivato all’aeroporto di Città del Messico un aereo Antonov, di fabbricazione sovietica e proveniente dall’Avana, che, su ordine di Fidel Castro, porterà García Márquez a Cuba per celebrare il primo maggio», si legge in uno dei documenti declassificati dalla Direzione federale della sicurezza messicana (Dfs, una sorta di Cia o Kgb), e pubblicati dal quotidiano locale El Universal. Lo scrittore, si legge nei documenti, venne tra l’altro accusato dalle autorità di Bogotà di fomentare la guerriglia colombiana M-19 e di essere il tramite di un contrabbando di armi dal suo Paese all’Avana. All’epoca, «Gabo» era d’altra parte presidente della fondazione Habeas, che si occupava di diritti umani, accusata dalla Dfs di «proteggere e appoggiare economicamente movimenti di estrema sinistra e guerriglieri che si nascondevano sotto le spoglie di perseguitati politici».
I commenti dell’intelligence mantengono un tono allarmato anche dopo l’assegnazione allo scrittore del premio Nobel della letteratura, nel 1982, quando gli 007 messicani rilevano per esempio che «García Márquez ha dato in ossequio i diritti di Cronaca di una morte annunciata» al governo di Fidel Castro. Ciò confermerebbe che «Gabo» non solo è «pro-cubano e pro-sovietico», ma opera «quale agente di propaganda al servizio dell’intelligence dell’Avana», affermano i documenti dell’epoca, rilevando inoltre le conversazioni che García Márquez aveva con leader della sinistra europei, quali François Mitterand. Le spie messicane avrebbero più volte pedinato «Gabo», fotografando anche i suoi incontri.


García Márquez cominciò a soggiornare più o meno stabilmente in Messico dalla seconda metà dagli anni Sessanta e nel 1981 chiese asilo dopo essere stato accusato dal governo della Colombia di essere un collaboratore della guerriglia nel suo Paese natale.
Spione, spiato o entrambe le cose?

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