Gare "taroccate" in serie A Cinque le società coinvolte

Le mani del clan delle scommesse sul campionato ma anche su basket e volley Il nome di De Rossi smentito dagli inquirenti, mentre altre fonti lo confermano

Gare "taroccate" in serie A  
Cinque le società coinvolte

Le grinfie della banda su altre quattro o cinque partite di serie A e B. Una quinta colonna dentro l’ufficio inchieste della Federcalcio. La comparsa nei verbali del grande Daniele De Rossi, smentita da lui stesso e anche dagli inquirenti, ma confermata da altre fonti. Il nome di un ministro della Repubblica che viene citato nell’ordine di cattura, forse in modo un po’ azzardato. Altre inchieste sul calcio sporco che da altre parti d’Italia premono per accavallarsi con quella clamorosamente esplosa a Cremona. E, come se non bastasse, altri sport più insospettabili che si rivelano anch’essi terreno di conquista per i clan delle scommesse. Ecco, in sintesi, la puntata odierna di «Tutto il marcio minuto per minuto».

«ALTRE PARTITE DI SERIE A» Confessano e allargano il giro, i due signori delle scommesse al centro dell’inchiesta che scuote il calcio italiano: la strana coppia, il dentista incensurato Marco Pirani e l’allibratore pregiudicato Massimo Erodiani, finiti a tirare le fila di questo vortice di calciatori imbroglioni, di albanesi in odore di mafia, di calabresi in odore di ’ndrangheta. Pirani ed Erodiani sono i primi ieri a essere interrogati. Confessano in modo quasi torrenziale, candidandosi a diventare i primi pentiti di questa indagine. E dicono che la banda aveva cercato di truccare non solo le diciotto partite di cui parla l’ordinanza di custodia, ma anche altri tre match di serie A e B degli scorsi campionati. I «pentiti» coinvolgono nell’indagine altre cinque società e - secondo notizie di agenzia - parlano con dovizia del ruolo di Beppe Signori e Cristiano Doni, i due giocatori più importanti coinvolti finora dall’inchiesta.

IL BASKET E LA PALLAVOLO A due gambler compulsivi come Pirani e il portiere Marco Paoloni, il calcio non basta a placare la sete di azzardo facile. E anche quando scommettono su altri sport, i due sembrano avere a disposizione dritte abbastanza precise su come andranno a finire gli incontri. Una intercettazione sembra riferirsi alle partite di Monza e Roma di volley maschile. «Ma infatti il basket (...) Roma» «Quello lì che mi aveva detto del basket e della pallavolo me l’aveva detto bene, m’aveva detto» «E va bene t’ha detto pure Monza, t’ha detto da solo, perché alla fine...» «A quant era? uno e diciotto, uno e venti»

L’AMICO IN FEDERCALCIO Il tentativo di truccare Spal-Cremonese, come è noto, va a vuoto e si traduce in un «bagno» colossale per gli scommettitori legati al giro, che si erano fidati delle promesse del portiere grigiorosso Marco Paoloni. Il gruppo dei «milanesi» medita di vendicarsi con un esposto alla Federcalcio, ma così rivela agli inquirenti di avere solidi ganci proprio all’Ufficio Inchieste: «I predetti interessavano alla vicenda un soggetto di nome Francesco, allo stato non identificato, il quale oltre a rivestire il ruolo di avvocato avrebbe avuto importanti contatti all’interno della Procura federale: «Scateno un putiferio, ho conoscenze in alto in altissimo ti garantiamo l’anonimato facciamo tutto senza problemi».

IL GIALLO DI DE ROSSI Il procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, esce dal riserbo per smentire quanto scritto ieri dai giornali sul romanista Daniele De Rossi, il cui nome comparirebbe nell’indagine: «Quella di De Rossi è una sciocchezza, ho chiesto informazioni ai miei ufficiali di polizia giudiziaria e mi è stato detto che il nome di De Rossi non c’è». Ma altre fonti qualificate ribadiscono che in un brogliaccio compare proprio il nome di De Rossi, citato da Marco Paoloni in relazione all’incontro Genoa-Roma, terminato con un clamoroso 4-3. E allora? La spiegazione più verosimile è che, in assenza totale di riscontri, il nome del giocatore giallorosso non sia stato riportato nei rapporti della polizia alla Procura.

SPUNTA UN FRATTINI Il 16 marzo il direttore del Ravenna Calcio, Giorgio Buffone, viene intercettato mentre parla con Mehmeti Ismet, uno della «banda degli albanesi». Si legge nel brogliaccio: «Ci ha ricevuto Frattini», e il poliziotto che stende la trascrizione aggiunge in una parentesi: «(ministro degli Esteri..., ndr)». Ma, interpellato ieri dal Giornale, Frattini reagisce con grande durezza: «Il nome Frattini non è una mia esclusiva. Ci sono decine di Frattini sull’elenco telefonico. E non è che nell’intercettazione dicono “il ministro Frattini”, dicono semplicemente “Frattini”. É il maresciallo che evidentemente decide di aggiungere quella nota. Mi sembra clamoroso. Come gli è venuto in mente? Come fa il maresciallo che ascolta a dedurre questo? Questa cosa è di gravità spaventosa. Se viene pubblicata avrò una reazione feroce, non con voi ma contro chi si permette di scrivere che “Frattini” è il ministro degli esteri in una conversazione come questa». Oltretutto, aggiunge il ministro «la mia agenda di quel giorno è pubblica». Un Mehmeti Ismet in Albania risulta come il fondatore del partito Lksh, la «Lega nazionale albanese».

APERTI ALTRI FRONTI Partendo da un singolo episodio (l’intossicazione dei giocatori della squadra locale il 14 novembre scorso) la Procura di Cremona ha avviato una indagine che coinvolge l’intero territorio nazionale, e va così a sovrapporsi su altre inchieste aperte a livello locale sui rapporti occulti tra il mondo del calcio e il racket delle scommesse.

Uno degli incontri citati nell’inchiesta cremonese è Bari-Livorno del dicembre 2010, su cui stava già indagando la procura della Repubblica del capoluogo pugliese, sulla base dell’esposto di un sito di scommesse on-line: i pm baresi ieri hanno chiesto ai loro colleghi lombardi copia degli atti che li riguardano. Anche a Napoli la Procura indaga da tempo sul calcioscommesse, partendo da una inchiesta in tema di criminalità organizzata: uno dei personaggi nel mirino comparirebbe anche nell’indagine Last Bet di Cremona.

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