Cronache

Via Garibaldi vista dal fotografo

Via Garibaldi vista dal fotografo

Marzia Fossati

C’è ancora tempo fino a martedì 25 per un’incursione tra le tavole fotografiche della mostra allestita nelle «segrete» di Palazzo Rosso. E a chi, entro quella data, non riesce a scovare un buco libero in agenda da dedicare alla nobile causa della cultura, hanno pensato il direttore Piero Boccardo e il fotografo Piero Migliorisi. È infatti ancora fresco di stampa il volume «Genova, via Garibaldi» (Electa Editore, 132 pag.) a cura degli stessi, che, attraverso 108 illustrazioni, mostra il rilievo fotografico delle facciate dei 12 celebri palazzi della «Rue des Rois», come la definì Madame de Stael. Nel XVI secolo, Genova volle manifestare tutta la sua potenza economica con la costruzione della «Strada Nuova», che allineava dodici sontuose dimore per cinque famiglie di nobile lignaggio. E proprio questa via, definita poi «Aurea» per il fasto dei suoi palazzi, finì per impressionare a tal punto anche Rubens, durante il suo soggiorno genovese nel 1622, che il celebre artista volle disegnarne le facciate per poi raccoglierle in un volume da utilizzare come modello architettonico per la ricca borghesia di Anversa. Da allora questi disegni, hanno fornito l’unica visione completa della strada, a causa delle enormi proporzioni dei palazzi a fronte della modesta larghezza della strada (appena 7,5 metri), che ne hanno da sempre reso quasi impossibile un’esauriente documentazione fotografica. L'input per la realizzazione di un’impresa mai precedentemente affrontata per le enormi difficoltà tecniche che comportava, è venuto dai restauri che in occasione di Genova 2004 hanno reso alle facciate il loro splendore originario, rendendone quasi obbligata un’adeguata esposizione al pubblico.

E c’è voluta tutta l’intuizione di un grande fotografo come Migliorini che, scattando foto da una finestra illuminata con luce diretta verso un’altra rischiarata da luce riflessa, e calando l’obbiettivo lungo ogni facciata con una sorta di «carrucola» discendente, ha poi ricomposto le centinaia di immagini così ottenute in una sorta di puzzle, ovviando ai problemi di prospettiva, per realizzare una collezione di fotografie unica nel suo genere.

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