A Garlasco spunta una sorgente miracolosa

Il paese diventato famoso per il delitto di Chiara Poggi torna agli onori delle cronache garzie a una fonte dagli straordinari poteri curativi che domenica ha attirato 11mila persone da tutta Italia. Il proprietario: "Non chiedo soldi a chi vuol bere" 

A Garlasco spunta  
una sorgente miracolosa

Liscia, gassata o benedetta? In attesa di chiarire il dubbio, giù bicchieroni. E via bottiglioni per la zia che ha la gotta. E via taniconi per il cugino che soffre le pene dell’inferno con il fuoco di sant’Antonio («Adesso sta a Spotorno in ferie, ma gliela porto giù io stasera»).

La fila dei dolenti è lunga. Domenica scorsa, undicimila presenze e una baraonda biblica, con auto che cadevano nel fosso e trattori che provavano a tirarle fuori. Purtroppo, la strada per la salvezza è stretta e tortuosa. Passa tra i campi, in pieno Parco del Ticino, appena fuori Garlasco. Sì, il paese noto per la povera Chiara Poggi: ma da qualche giorno non solo. Adesso c’è l’acqua dei miracoli.

Dopo molta polvere, dopo molti insulti dei contadini locali, dopo massicci assalti di zanzare bastarde, appare il nuovo luogo di culto: un vecchio capanno da caccia. Tra il caotico arredo, accumulato negli anni, spiccano un vecchio termosifone e intriganti cocomeri. Non siamo alle fonti del Clitumno, l’ambiente è quello che è. Ma attraverso un tubo legato con filo di ferro sgorga l’acqua che dà la vita. La gente si mette in coda, si racconta tutti i guai del mondo, come allo sportello Asl, e infine beve. Nessuno getta la stampella o urla «non sento più la gastrite», però bevono tutti come cammelli. Si va sulla fiducia, perché la casistica sta facendosi molto interessante.
Pochi passi più in là, seduto su una seggiola, il padrone di questo elisir racconta cose incredibili. Il suo nome è Ivo Pignatti. Ha ottant’anni. Originario di Gualtieri, in Emilia, vive da cinquant’anni a Vigevano. Sposato due volte senza fortuna, una volta vedovo e una volta separato, padre di due figli, gestisce un negozio di tessuti e di pellami per scarpe nel centro della cittadina pavese. In questa radura di campagna viene ormai da tanto tempo. All’inizio, ci veniva con l'anziano papà.

Ed è proprio da quei tempi lontani che inizia, raccontandomi la storia: «Venivamo a caccia. Nel '76, decidiamo di scavare un pozzo: questa è zona sorgiva molto fertile. Difatti troviamo una bella vena, seicento litri al minuto. Allora mio padre soffriva del fuoco di sant’Antonio in viso. Cosa posso dire: una sera si lava la faccia con quest’acqua e la mattina dopo sta benone. All’inizio non do peso. Ma un paio d’anni dopo un mio amico, il Bruschi, che vendeva il formaggio in piazza a Vigevano, prende lo stesso male. È gennaio, non può buttarsi nella sorgente. Gli mettiamo un asciugamano bagnato attorno al busto. La mattina dopo, mi telefona incredulo: ostrega, non ho più niente. Ma non è finita. L’Ezio Testa, che qui aveva lavato i piatti durante una cena alla buona, mi chiama anche lui: Ivo, avevo la psoriasi sulle braccia, lo sai che è sparito tutto? Ho dovuto arrendermi: quest’acqua ha qualcosa di speciale. Cura. Negli anni a seguire, tante di quelle riprove...». Racconta del tizio che aveva l’epatite da quindici anni: viene qui, beve, e alle prime analisi i suoi valori rientrano nella norma. Una signora da dieci anni non produce più saliva in bocca: beve e in poche ore si sente subito meglio di un lama. E gente che fa passare i calcoli, e gente che sana le piaghe da decubito. E cose anche più pesanti. Sì, anche il male carogna.
Scusi, gli chiedo: ma perché non farla analizzare, così ci caviamo tutti i dubbi? «Per anni ho chiamato. Ministero della sanità, università di Pavia e di Milano. Ore al telefono per sentirmi dare del matto. Adesso sì, adesso stanno arrivando tutti... Adesso che è scoppiato questo finimondo».


Il finimondo risale a non più di un mese fa, quando l'acqua salutare assurge al rango di acqua benedetta. «Una signora di Vidigulfo aveva fatto il voto: se mio padre supera il tumore, bevendo quest’acqua dopo l'operazione, faccio un altarino alla Madonna. Il padre è guarito, potevo dirle no? Io non voglio avere nulla a che fare con la religione, anche se mi dicono che somiglio a Padre Pio. Ma se la gente crede, cosa devo fare? La signora ha voluto la Madonna, ecco lì la Madonna. Poi una cosa dietro l’altra: è bastato che don Gregorio, il rettore del vicino santuario della Bozzola, venisse a benedirla, perché la mia acqua improvvisamente diventasse famosa...».
La Madonnina sta dentro una piccola grotta artificiale. C'è già qualche cero acceso. Qualcuno lascia pure le prime offerte («Ma io non chiedo soldi, sia chiaro: la mia acqua è gratis, per tutti»). Nella sterminata geografia dei luoghi miracolosi, c’è ormai un’altra fermata per l'Italia dei mistici e dei creduloni. Senza che nessuno possa dire se abbiano ragione i devoti o i boccaloni. Di certo, il signor Ivo non ha alcuna voglia di passare per santone o guaritore. «Ho ottant’anni, che cosa posso volere? Voglio solo, prima di andarmene, che quest'acqua diventi patrimonio di tutti. Ha fatto bene a me, che l'ho bevuta sempre e non ho mai visto un medico, voglio faccia bene al prossimo...».

Intanto, le uniche analisi ufficiali - racconta - l'hanno dichiarata non conforme ai parametri delle minerali. «Devo appendere il cartello, ma mi ha detto il vicesindaco che si può continuare a bere». Cartello o no, la gente continua a bere. Anche se il cartello la dichiarasse cianuro allo stato purissimo. Quanto alla sua dimensione miracolosa, la Curia tace e tiene le distanze. «Anche se per vie traverse - svela Ivo - mi hanno chiesto di portare una bottiglia al vescovo di Vigevano, che ne ha bisogno...». Il problema se mai è la concorrenza con il vicino santuario della Bozzola, fiorente meta di pellegrinaggio: ma la presenza del rettore don Gregorio alla benedizione della Madonnina lascia prevedere un proficuo rapporto di buona vicinanza. Le pene degli uomini sono infinite. Così anche i flussi dei pellegrini.
Le premesse confermano. A parte i problemi di ordine pubblico - per il prossimo week-end è stato allertato un imponente servizio d'ordine -, il fatturato terapeutico e/o miracolistico sta esplodendo. Già arrivata gente dalla Campania e dalla Puglia. Si parla dei primi pullman organizzati. Del resto, le testimonianze sono incredibili. Sentire lo sbigottito Angelo, 78 anni, di Vigevano. «Sono venuto per anni, qui, a caccia con Ivo. L'ho sempre preso per matto. Recentemente mi hanno operato di safena. Non mi passava più l'infezione. Ho messo la gamba sotto l'acqua e la mattina dopo non avevo più niente. Sia chiaro: io non sono uno che crede a tutto. Però il risultato è il risultato...».

Siamo solo all'inizio. Con questo passaparola, le cose cambieranno in fretta.

Qualcosa mi dice che fra pochi anni, dove adesso regnano zanzare, angurie e una Madonnina dallo sguardo indulgente, niente sarà più come prima. Per male che vada, Garlasco supererà i suoi racconti di sangue e si ritroverà con una bella fabbrica d'acque minerali. Ma la prospettiva lascia sperare in qualcosa di più evoluto: una nuova fabbrica di miracoli.

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