Roberto Bonizzi
Garofani rossi e applausi. Commozione, qualche pugno chiuso, «Bella Ciao». Il telegramma del presidente della Repubblica Ciampi e i discorsi ufficiali. Ognuno a modo suo. Milanesi, partigiani, socialisti. Autorità e persone qualunque hanno salutato per lultima volta Aldo Aniasi, il «comandante Iso», lex sindaco di Milano. Cerimonia collettiva che è diventata intima e personale negli occhi lucidi dei compagni darme delle brigate Garibaldi, nei ricordi dei dipendenti di Palazzo Marino, nei documenti letti dai politici.
Sala Alessi colma di gente. Duemila persone a seguire la celebrazione laica sul «sagrato» di piazza alla Scala, davanti al maxischermo montato per loccasione. Il calore e la tristezza dei partigiani arrivati con i pullman dalle valli dellOssola. Il calore e la tristezza di una città che non ha mai dimenticato il sindaco dei suoi anni più difficili. «Lo vogliamo ricordare come uno dei più grandi sindaci di Milano - ha detto Gabriele Albertini nel suo intervento -. In città ha lasciato segni profondi, grandi opere che ne hanno orientato lo sviluppo: parchi pubblici, la linea 2 del metrò, il passante». Poi il primo cittadino ha insistito sul profilo umano del suo predecessore: «Aniasi ha sempre dimostrato unacuta sensibilità personale e politica, coniugandola con la spinta al cambiamento. Esponente del riformismo socialista turatiano milanese ha insegnato che gli interessi comuni possono essere perseguiti lungo percorsi paralleli, pur nelle differenze politiche».
Dolce il ricordo di Carlo Tognoli, suo successore a Palazzo Marino nel 1976, quando il «comandante Iso» è stato eletto a Montecitorio, dove è rimasto per cinque legislature, prima di diventare ministro, della Sanità e delle Regioni, e vice presidente della Camera, per nove anni. «Aniasi - ha spiegato Tognoli - aveva una grande attenzione per le periferie, dove vivevano molti milanesi alla fine degli anni 60. Con il decentramento amministrativo ha portato anche nei quartieri dormitorio servizi, verde e trasporti».
A parlare dei 18 mesi di lotta partigiana nelle valli dellOssola è stato Ettore Carimelli, vice presidente della Fiap, la federazione delle associazioni partigiane che Aniasi guidava dal 1987. «Ricordo ancora la fame e il freddo patiti dal novembre del 1944 fino allingresso a Milano il 28 aprile» ha detto Carimelli, che con il «comandante Iso» ha scritto anche Ne valeva la pena, una raccolta di testimonianze sulla lotta per la Liberazione.
In sala Alessi molti politici e rappresentanti delle istituzioni. Il questore Francesco Colucci, in rappresentanza della Camera dei Deputati, il sottosegretario allInterno Michele Saponara per il governo, il prefetto di Milano Bruno Ferrante. Piero Fassino, segretario dei Ds, e Enrico Boselli, leader dello Sdi, hanno sottolineato il carisma, la lucidità e lintegrità politica di Aniasi, passato a metà degli anni 90 dalle file del Psi a quelle dei Ds. Mettendo laccento sulle «battaglie per la giustizia sociale» e sul «senso di vuoto che lascia un pezzo della storia di Milano, dItalia e di ognuno di noi».
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