Paolo Giovanelli
da Milano
Via all’utilizzo delle riserve strategiche di gas: ieri, per la prima volta quest’anno, sono stati estratti tra i 100 e i 150 milioni di metri cubi di gas dei 5,1 miliardi di metri cubi che costituiscono le ultime scorte. Se si considera che (in base ai dati dei giorni lavorativi di settimana scorsa) i consumi potrebbero essersi aggirati sui 350-380 milioni di metri cubi, l’incidenza delle scorte strategiche sul totale è veramente pesante. Il ministro delle Attività produttive, Cladio Scajola, ha nuovamente convocato per domani il Comitato per l’emergenza per fare il punto sulla situazione. La questione energia è sbarcata anche all’Eurogruppo: ieri il commissario Ue agli Affari economici, Joaquín Almunia, ha detto che «bisogna essere realistici: i prezzi petroliferi possono scendere ma i futures dicono che possono restare elevati, a 60 o 65 dollari».
E questo in uno scenario in cui i consumi italiani scendono, ma con grande lentezza (poco meno del 2%), mentre Gazprom mantiene inalterati i tagli alle forniture, che ormai da giorni sono intorno al 16% del totale previsto. Così ieri dalla Russia, anziché i 74 milioni di metri cubi programmati, ne sono arrivati 62, 12 in meno delle quote del contratto, pari al 3% del fabbisogno totale.
Il ricorso alle scorte strategiche, per quanto allarmante, non dovrebbe però portare all’esaurimento né a un reale pericolo di black out: secondo le prime stime si dovrebbe arrivare all’utilizzo di due dei 5 miliardi di metri cubi disponibili. Tutto dipenderà dalle condizioni climatiche: i tecnici temono soprattutto possibili ondate di grande freddo che farebbero impennare i consumi. Diversamente, con l’arrivo della bella stagione, a marzo la domanda di gas rallenterà e la situazione dovrebbe rientrare nella normalità. Il vero rischio delle improvvise ondate di freddo viene dalle forti estrazioni di gas dai depositi strategici, che fanno abbassare la pressione a livelli tali da rendere problematica la prosecuzione del loro utilizzo.
Intanto il ministero delle Attività produttive sta studiando le eventuali misure da prendere, che sono sostanzialmente quelle di cui si parla ormai da alcune settimane: intervento sull’export elettrico, massimizzazione dell’import, distacco temporaneo dalla rete dei grandi utilizzatori di gas. A dire il vero, è emerso che nei giorni scorsi un vero e proprio export elettrico non c’è mai stato: in altri termini, i grandi trader svizzeri (in particolare Egl e Atel) anziché acquistare come al solito energia in Germania e Svizzera per poi rivenderla in Italia, la rivendevano direttamente nei Paesi d’origine.
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