Prima, travestito da clandestino, si era fatto rinchiudere in un centro di prima accoglienza in Puglia. Adesso Fabrizio Gatti, giornalista dellEspresso, ha voluto indagare nella sanità. Ed è venuto al Gaslini di Genova raccontando poi lospedale pediatrico sul settimanale che era in edicola ieri. Un reportage che ha fatto saltare sulla sedia in tanti, qui a genova. Siringhe e termometri scadenti che arrivano dalla Cina, macchine che si guastano, «precari stabili da anni, oltre a corsie in mano a dottori senza titolo e il caso, sul quale è però già stata avviata una inchiesta penale ancora in corso, di un bambino di otto mesi morto per un intervento». Gatti fa un ritratto da paura dellospedale pediatrico dove le ombre sembrano decisamente soprraffare le luci. Gatti cita il caso della morte del piccolo di otto mesi su cui sta ancora indagando la magistratura e racconta che forse si sarebbe salvato se non fosse stato nelle mani di un anestesista ancora troppo inesperta, oppure di dodici interventi eseguiti con la partecipazione di medici senza stipendio, ammessi in ospedale come osservatori. Si parte dallallarme per le siringhe cinesi, decisamente poco affidabili, visto che secondo quanto riferisce un infermiere e capitato di trovarci «frammenti di plastica allinterno e in qualche caso addirittura peli». Poi cè la questione del precariato, che influirebbe non poco sullorganizzazione del lavoro. E il dramma delle risorse. Secondo Gatti «spesso i primari non hanno nemmeno i soldi per pagare gli stipendi alle segretarie, loro stesse precarie. Così le risorse vengono sottratte ai finanziamenti che lo Stato assegna al Gaslini per la ricerca scientifica, oltre ai rimborsi del servizio sanitario nazionale. Un doppio danno che priva i ricercatori e lintera societa dei mezzi per studiare e curare le malattie». Ma le reazioni del Gaslini, comè ovvio, non si sono fatte aspettare. Ieri la dirigenza e il personale dellIstituto Giannina Gaslini hanno respinto «indignati e offesi il tono e i contenuti dellarticolo», si legge in una nota dellospedale, «tesi a gettare discredito e a provocare sfiducia su un ente dove tutti gli operatori dedicano il massimo impegno umano e professionale alle cure e allassistenza dei piccoli pazienti e alle ricerca biomedica avanzata, che vedono lIstituto ai primi posti tra le realtà pediatriche internazionali, nonostante le difficoltà indipendenti dalla loro volontà e possibilità di azione, in cui versa la sanità pubblica». In particolare «per lacquisizione delle siringhe si è bandita e rispettata una gara dove si è privilegiata la qualità a fronte del prezzo (60% del punteggio attribuito alla qualità contro il 40% al prezzo, mentre la direttiva nazionale/regionale prevede un 50% ciascuno). Il costante monitoraggio ha consentito di evidenziare e contestare prontamente alla ditta gli sporadici casi citati nellarticolo, e mantenere sotto controllo la fornitura». Inoltre «è pretestuoso dire che le sacche non sono sterili: esistono due tipi di sacche per la raccolta delle urine, sterili e non sterili e sono usate appropriatamente secondo necessità». Terzo punto: «la macchina lavaferri della sala operatoria citata si è rotta a metà settembre ed è stata sostituita il 24 settembre». Ed è «falso e tendenzioso ma soprattutto frutto di ignoranza e superficialità dire che i genitori ovviamente non possono alloggiare nel reparto in quanto ogni bambino ricoverato ha diritto allassistenza di un genitore e questultimo beneficia di un letto a fianco a quello del proprio figlio in tutti reparti (ad eccezione della Rianimazione e del Centro Neonati a Rischio per mere ragioni igienico sanitarie)».
Ma tra le reazioni va segnalata soprattutto quella dellassessore regionale alla sanità Claudio Montaldo che ha chiesto al direttore sanitario del Gaslini Antonio Infante una dettagliata una dettagliata relazione sullaccaduto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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