Politica

«Gatti liberi nei palazzi? È un loro diritto»

«La libertà non è star sopra un albero, la libertà è partecipazione» cantava Giorgio Gaber. E’ una frase che per fortuna ora calza a pennello anche per un gatto. Cari mici, finalmente potete scendere sereni dalle piante dove spesso vi rifugiate con il cuore in gola, rincorsi e calciati, e aggirarvi liberi per i vani dei condomini. Perchè lo ha deciso una sentenza del Tribunale civile di Milano, che ha dato il via libera a una «gattara» in via Mar Nero nella sua attività di premurosa nutrice, definendo il gatto un animale sociale e in quanto tale in pieno diritto di partecipare senza timori alla vita civile della collettività. Una sentenza che gli animalisti non hanno esitato ad acclamare per la sua valenza «storica».
L’antefatto. Palazzone nella periferia del capoluogo lombardo. Una donna appassionata di felix senza fissa dimora distribuisce loro il cibo in alcune cassette. Una coppia, che vive nello stabile, chiede la rimozione delle piccole casse, raggiunte ovviamente dai pet randagi che recavano fastidio ad alcuni residenti. Citata in causa, la «gattara» sguizza le unghie. Il giudice civile alla fine le dà ragione, una ragione che apre finalmente le gabbie delle nostre paure oscure sugli animali, troppo spesso capri espiatori di medioevali pregiudizi.
«Questa sentenza rende giustizia a tanti amanti degli amici felini - commenta Leila Nur, vicepresidente dell’Aidaa, Associazione italiana difesa animali e ambiente -. Abbiamo deciso di diffonderla perché proprio in questo periodo estivo nelle grandi città le colonie sono facile bersaglio di condomini, che in agosto approffittano dell’assenza di chi si prende cura di loro durante l’anno, tentando di scacciarli e a volte di catturarli».
La decisione del giudice civile, precisa sempre l’Aidaa in una nota su Facebook, si rifà per la prima volta alle normative della Legge 281 che riconosce ai «silvestro» la facoltà di potersi muovere in assoluta autonomia verso i loro benefattori, non essendoci nessuna norma di legge, né nazionale né regionale, che possa probire di alimentare i vagabondi nel loro habitat. Ovvero: i charlot pelosi con i baffi ma anche con coda non possono essere emarginati o brincati in malo modo per nessun motivo. Regola valida soprattutto in una metropoli come Milano, dove le famiglie feline non si aggirano sornione per le strade come a Roma, ma spesso si radunano ordinate, quasi con pragmatismo meneghino, negli spazi di strutture chiuse in cui trovano rassicurante riparo.


E allora se in tanti ricchi condomini del centro spesso capita di scorgere sulla finestra di una portineria un micio che svolge quasi la sua funzione di custode - proverbiale è la curiosità del gatto - e non solo, ma succede anche di scoprire come quel micio sia la mascotte di tutto il palazzo, che sia concesso di diventare saltuari numi tutelari di altri stabili anche a quei provvidenziali mangiatopi erranti che hanno per tetto solo le lacrime di San Lorenzo - visto che domani è il 10 agosto! -, senza il timor panico di avvicinarsi all’uomo per cui è stato creato.

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