Gatti randagi, la carica dei 180mila

Chissà se Romeo, che negli Aristogatti della Disney era «er mejo gatto der Colosseo», poteva immaginare di arrivare ad avere 180mila eredi: tanti sono oggi i gatti randagi di Roma. Troppi rispetto alle case e ai rifugi disponibili, e i gattili scoppiano. Una soluzione ci sarebbe: la sterilizzazione di massa. Ci sono, però, costi e problemi organizzativi. La legge impone la sterilizzazione dei randagi, ma non dei gatti domestici: ma è proprio dalla fertilità di questi che ha origine il problema. «Il 94 per cento dei randagi discendono da una cucciolata fatta in casa», spiega Luana Stefani, volontaria della colonia felina di Torre Argentina.
Attualmente solo il 20 per cento dei gatti randagi è sterilizzato, nonostante la legge regionale 34 del 1997 imponga l’obbligo a carico delle Asl. Perché questo non avviene? Innanzitutto non c’è un’azione coordinata in tutta la città. I «catturatori», coloro che agguantano gli animali, li fanno sterilizzare nelle Asl e dopo tre giorni li riportano indietro, agiscono solo su chiamata del cittadino e in una determinata zona. «Bisognerebbe istituzionalizzare queste figure professionali - sostiene Luana - solo così si potrebbero fare interventi incisivi su tutto il territorio. E così queste persone avrebbero uno stipendio: adesso al massimo prendono 10-15 euro per la benzina».
Sterilizzare solo i randagi, però, non basterebbe. «Se si vuole chiudere il rubinetto del randagismo bisogna rendere obbligatoria la sterilizzazione dei gatti domestici, di quelli delle associazioni e dei negozi che li vendono». Se una gatta partorisce dopo cinque anni ci saranno potenzialmente 25mila discendenti. La riproduzione, infatti, avviene a piramide. Ma la sterilizzazione costa: «Per un maschio i veterinari chiedono tra i 90 e i 130 euro, per una femmina dai 120 ai 180». Qualcuno propone di istituire una sanità veterinaria pubblica, ma non tutti sarebbero d’accordo a utilizzare per gli animali il denaro dei contribuenti: ci sono altre priorità, obietterebbero.
I numeri del randagismo, a Torre Argentina, si avvertono nella quantità di richieste di aiuto: «Riceviamo dalle 8 alle 15 telefonate al giorno: da febbraio a ottobre è gente che ha trovato gattini abbandonati, per il resto dell’anno gente che si vuol liberare del proprio animale. Pensano che siccome abbiamo un gattile possiamo prenderli tutti». I gatti vengono ammessi solo se c’è posto e dopo essere stati sterilizzati e vaccinati. Il vaccino è fondamentale per evitare che si diffondano malattie nella colonia e può essere fatto solo dopo la nona settimana di vita. Ecco perché non c’è spazio per i cuccioli: tanti vengono trovati per strada, nei bidoni dell’immondizia o in giardino, abbandonati. La probabilità di sopravvivenza è molto bassa.

E oltre alla buona volontà servono tempo (ogni due ore bisogna sfamarli e stimolarli a fare i bisogni) e denaro (il biberon costa sui 10 euro, il latte sui 15). La speranza è trovare, tramite gattili e associazioni, una «gattara» disponibile a svezzarli, solitamente in cambio di un rimborso spese, per poi riprenderseli e trovare qualcuno disposto ad accoglierli.

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