Il Gattopardo non abbassa la testa

Da questa sera al Quirino lo spettacolo ispirato all’epistolario dello scrittore siciliano

Maria Letizia Maffei

Debutta questa sera al Quirino l’atteso spettacolo interpretato da Luca Barbareschi, Il sogno del Principe di Salina: l'ultimo Gattopardo di Andrea Battistini, liberamente ispirato agli appunti e alle lettere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Uno spettacolo in costume, con dodici attori incorniciati nelle scene di Carmelo Giammello e gli abiti di Andrea Viotti, che ben disegnano l’Italia di fine ’800.
Da sempre attento alla nuova drammaturgia, questa volta sceglie uno sguardo rivolto al passato.
«Il Gattopardo è una storia che stupisce per la sua modernità. Avevo molti dubbi amletici, ma ho capito che era quello che voleva il mio cuore e quello che desideravo raccontare al pubblico anche per i tanti riferimenti intellettuali».
Il principe Fabrizio, che lei interpreta, è un personaggio che nella vita ha assaporato il gusto della vittoria ma che finisce per incontrare l’amarezza della sconfitta e dell’impotenza.
«È un personaggio che mi è molto vicino, mentre Tancredi mi rappresentava bene da giovane, quando pensavo che avrei cambiato il mondo. Come molti giovani fa la rivoluzione per poi non ottenere veri cambiamenti. I giovani leader da sempre vengono usati per scopi precisi, e da sempre lo sanno anche loro. Oggi invece, pur non rinunciando alla voglia di cambiamento, c’è nel profondo del mio cuore una sorta di rassegnazione legata all’età, la stessa del Gattopardo. Con cui condivido il conflitto interiore. Sono un leone, lo sono sempre stato. Ho combattuto senza paura e reagisco sempre in maniera coraggiosa. Ma sento l’alito della morte più vicino; da giovane flirtavo con Lei, la sfidavo per tante ragioni. Poi ho cominciato a dialogarci; quando senti lo spirito vitale meno forte non scherzi più e ci parli e, come nel Settimo sigillo di Bergman, giochi a scacchi con Lei».
C’è un’affinità tra la Sicilia di fine Ottocento è l’attuale situazione del paese?
«Direi che c’è un’affinità con tutta l’Europa. Non c’è rispetto delle tradizioni; ci inginocchiamo alla minaccia del fondamentalismo islamico dimenticandoci che siamo figli di Spinoza e dell’Illuminismo. È ridicolo non poter pubblicare una vignetta sul Corano sapendo che a loro volta ci rendono ridicoli. Se accettiamo questo, non ha senso nulla, non ha senso Shakespeare, non ha senso la musica dal ’500 ad oggi così come la pittura».
Questo «Gattopardo» è un grande impegno economico oltre che attoriale; ha debuttato sullo splendido palco del Teatro Greco Romano di Taormina ed ha davanti a sé una bella tournée.


«Lo sforzo per realizzare quest’opera è stato grande, ma per fortuna, grazie anche alle Fondazioni Palazzo della Cultura di Latina, Taormina Arte e il teatro Manzoni di Milano, siamo già in attivo, anche senza contributi».
Lo spettacolo resterà in scena fino al 22 ottobre. Accanto a Luca Barbareschi, in scena, troviamo, Totò Onnis, Bianca Guaccero, Alfredo Angelici.

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