Gattuso fa il leghista: «Bossi non sbaglia ci vuole il pugno duro»

Rino Gattuso ringhia anche con i suoi fratelli di Calabria. Non si lascia contagiare da una pelosa solidarietà, preferisce da sempre fare, in prima linea, con la sua fondazione per esempio (con cui ha realizzato campi sportivi dalle sue parti, Schiavonea, provincia di Cosenza), e segnalare gli errori (dei politici locali) oltre che le pigrizie (dei suoi corregionali). Stasera, in una intervista alle Iene (su Italia 1, inizio ore 21.10), Rino Gattuso affronta il tema complesso dell’emigrazione in Calabria con lo stesso coraggio con cui affronterebbe una sfida nel derby di Milano. Mettendo la faccia come ha già fatto una settimana prima in occasione di una intervista al Corriere della Sera.
Della sua regione Rino è stato, per tutta l’estate scorsa, il promotore pubblicitario firmando uno spot finito in tutti gli aeroporti e in tantissimi spot televisivi. Perciò gli riesce facile partire dalla sua terra prima di sciogliere il nodo. «Abbiamo una bellissima terra, abbiamo tutto, però le strade sono rimaste quelle di 50 anni fa, i problemi sono rimasti sempre gli stessi, quindi forse Bossi non dice cose sbagliate, forse per fare migliorare le cose ci vuole il pugno duro» la sua opinione che fa quasi scandalo perché sposa la posizione leghista.
Anche in materia di federalismo. Gattuso la pensa così, proprio un leghista d’antan: «Per tanti anni sono arrivati i soldi al Mezzogiorno, qualche cosa è stata fatta ma io voglio vedere opere pubbliche (in particolare ha protestato per una strada mai rifatta lungo la quale continuano a registrarsi incidenti mortali, ndr), voglio vedere le strade. Nessuno parla della 106 o della Salerno-Reggio Calabria dove ci sono sempre lavori. I soldi vanno alla regione e i soldi vanno spesi sul posto, bisogna responsabilizzare le regioni e vanno spesi per la tutela della gente che ci vive. Se le cose sono rimaste le stesse per tanti anni, è venuto il tempo di cambiarle».
Sugli stranieri e le controverse politiche dell’accoglienza, Rino Gattuso non si tira indietro. Precedenza agli italiani: «È vero che gli stranieri non hanno la casa ma anche molti dei nostri non ce l’hanno e allora è giusto che si provveda a sistemare prima i nostri problemi e poi quelli altrui». Senza chiudere le porte ai lavoratori extracomunitari. «In Italia c’è bisogno che ci siano gli stranieri perché fanno lavori che non fa più nessuno, però è anche giusto che gli stranieri abbiano una casa, non possono vivere per strada perché sennò finisce in delinquenza».
Ultimo argomento affrontato quello dell’Inno di Mameli, cantato dopo tante insistenze dai calciatori della Nazionale.

Qui Gattuso usa anche il suo linguaggio colorito, si fa capire anche qui andando al sodo. «Neanche lo conosco il “Va pensiero”, non so neanche come comincia. Hanno rotto i c... per tanti anni che non cantavamo l’inno e adesso dobbiamo cambiarlo». Leghista, ma fino a un certo punto.

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