Gattuso, notte da leone Juve, ancora notte fonda

I rossoneri trovano un’altra vittoria pesante. Cassano e Robinho in serata no. Ci pensa allora il capitano con l’aiuto di Buffon

Gattuso, notte da leone 
Juve, ancora notte fonda

D’accordo, non segna Ibra a Torino ma fa lo stesso per il Milan. Perché poi lo svedesone scodella la palletta che Gattuso trasforma nel suo primo sigillo stagionale. Vale oro quel sinistro, vale i 3 punti di una sfida-trappola, vale una lezione di fiducia e di auto-stima in una serata complicata subito dalla febbre di Pato, poi dall’infortunio di Boateng. Sul successo del leader della classifica, nessun appunto: prima dell’imboscata di Ringhio, nel cuore dell’area juventina, sono Ibra in apertura e quindi Cassano a metà della prima frazione a mancare l’appuntamento col gol. Il Milan comanda il gioco senza creare, nella seconda frazione, un gran numero di occasioni. Semmai sono golose le occasioni capitate per chiudere i conti col 2 a 0. È solido il Milan, la sua spina dorsale, Thiago Silva più Van Bommel più Boateng e Ibrahimovic, può reggere qualsiasi impalcatura specie poi se tutto il resto della ciurma partecipa in modo attivo e combattivo all’evento (da segnalare Nesta, Jankulovski, Flamini stesso) per consegnare alle stampa il quarto successo consecutivo che è una bella striscia. Stupisce l’autorità con cui Ibra e Van Bommel prendono per mano i rossoneri e li guidano, con sicurezza, tra le curve della stagione.

Cassano manca un gol fatto e non regala molte altre emozioni: giusta l’intuizione di lasciarlo in panchina (in campo poi per la febbre di Pato). Fa notizia la difesa rossonera capace di restare al sicuro (180 minuti senza subire gol): la coppia dei due centrali è da campionato del mondo.

La Juve è il monumento alla propria impotenza offensiva. Delneri cambia la coppia, parte con Toni e Matri, chiude con Del Piero e Iaquinta: il totale è zero occasioni da gol (330 minuti senza fare festa sono un record negativo storico), se non qualche cross dalle retrovie e un paio di mischie selvagge. In particolare, al di là della contestazione inevitabile e dell’applauso riservato solo allo striscione dedicato a Boniperti, colpisce la fragilità emotiva del gruppo nel quale pure ci sono fiori di professionisti, a cominciare dal suo portierone Buffon che non è esente da censure in occasione della stilettata del suo amico Rino Gattuso.

Del Piero resta per troppo tempo in panchina ma il nodo è rappresentato dal gioco, senza lampi, e dalla mancanza di un vero ispiratore. È vero Aquilani deve rifugiarsi in tribuna, non è ancora pronto e i suoi sodali non riescono a colmare le evidente lacune geometriche. Non resta che seguire le mosse di Andrea Agnelli per capire il destino di Delneri.

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