Cultura e Spettacoli

«Gay, provette e tradimenti: il mio ironico manuale d’amore»

Visita sul set del seguito del film di Veronesi: «Le quattro nuove storie sono più connesse all’Italia di oggi»

Michele Anselmi

da Roma

Tutti a chiedersi, sul set, come sarà mai questa famosa scena hot. Il regista Giovanni Veronesi ha promesso un acrobatico rapporto sessuale sulla sedia a rotelle, roba da far impallidire l’amplesso tra il paralizzato Jon Voight e l’impavida Jane Fonda in Tornando a casa. Solo che qui l’atmosfera è meno drammatica, le gambe di lui torneranno a funzionare, e con quelle... be’ avete capito. Si gira all’ospedale Forlanini di Roma, imponente e austero, uno dei quattro episodi di Manuale d’amore 2. Il primo film ha incassato 15 milioni d’euro, sicché il produttore Aurelio De Laurentiis non ha badato a spese alla voce cast. Che allinea, nell’ordine, Riccardo Scamarcio & Monica Bellucci, Fabio Volo & Barbora Bobulova, Sergio Rubini & Antonio Albanese, Carlo Verdone & Elsa Pataky, più Claudio Bisio a fare da cornice, nel ruolo di un conduttore radiofonico.
All’ombra dei pini, nei giardini dell’ospedale, Scamarcio e Dario Bandiera (lo ricorderete estroso «rumorista» al Costanzo Show) si scambiano dalle rispettive carrozzelle un pallone da basket. Nicola e Dario sono in attesa di una Tac decisiva, però provano a divagarsi. Specie Nicola, al quale è bastato scambiare una parola con la fisioterapista Monica Bellucci per perdere la trebisonda. Sogni agitati, parole nel sonno, un nome di donna: Lucia... Solo che la fidanzata si chiama Sara, e quando lei lo raggiunge, sorridente e premurosa (è Claudia Zanella), Dario minaccia per scherzo di rivelare la verità. «Amore, qualsiasi cosa dice, non credergli: ha battuto la testa», si difende Nicola. Ma noi sappiamo che Lucia gli è entrata nel sangue.
La Bellucci è attesa sul set oggi, lunedì. Per prepararsi ha frequentato una vera fisoterapista e scelto la più sobria della tenute ospedaliere: casacca, pantaloni e zoccoli bianchi. Il che non le impedirà di essere una bomba sexy, benché, nella finzione, prossima alle nozze e forse inconsapevole dell’effetto erotico esercitato sul giovane paziente.
Solito cappelluccio da baseball in testa, Veronesi spiega così il senso di questo primo episodio: «Il pensiero erotico non è tradimento vero. È una piccola concessione alla propria vita. Il problema nasce quando non sogni più». In merito il regista ha una teoria, che spaccia per scientifica: «Le statistiche dicono che la maggior parte dei pensieri erotici viene consumata al semaforo, quando c’è il rosso. Purtroppo, quando scatta il verde, quelli in fila di dietro spesso ti rovinano il finale». Sulla panchina, ripreso dalla cinepresa, è appoggiato Caos calmo, il fortunato romanzo di Sandro Veronesi, fratello di Giovanni. Un omaggio fraterno, teneramente spudorato; così come, sul piano dell’amicizia, hanno assicurato una comparsata gratuita Fiorello e Matt Dillon.
Giunto alla quinta delle undici settimane di lavorazione, il film si svolge tra Roma, Barcellona e Lecce. Uscita prevista: fine gennaio 2007, dopo la buriana natalizia. Veronesi ha già girato il secondo episodio, Maternità, che vede la coppia benestante Volo-Bobulova volare in Spagna nella speranza di avere un figlio con la fecondazione assistita, viste le restrizione della Legge 40. E una porzione del terzo, Matrimonio, dove assisteremo alle buffe disavventure di una coppia gay pugliese, appunto Rubini-Albanese, decisa a sposarsi nella patria di Zapatero. Ai primi d’agosto, toccherà a Verdone, protagonista di Amore estremo, e il titolo va preso alla lettera, nel senso che il cinquantenne in questione, un maître di ristorante sposato con figli, sarà risucchiato in una devastante passione amorosa, con rischio infarto, per una pimpante ragazza spagnola conosciuta a una festa di condominio (doveva essere Penélope Cruz).
Sorride Veronesi: «Eh sì, il sogno erotico a certi livelli diventa un calvario, così poi si finisce col tornare in famiglia. Un po’ casa di cura, un po’ oasi di protezione». Felicemente fidanzato con l’attrice Valeria Solarino, che l’ha reso meno «orso», il regista sta vivendo un momento magico. «L’amore fa miracoli», mormora beato sotto la canicola. Uno stato d’animo che, spiega, si riflette anche sugli episodi, scritti con Ugo Chiti e Andrea Agnello: «Rispetto al primo film, nel quale l’amore era legato alle diverse età della vita, questi quattro nuovi episodi sono più teneri e profondi, certamente più connessi all’Italia di oggi. Naturalmente si ride, perché io non saprei raccontare le mie storie fuori dai canoni della commedia. Bisogna saper ironizzare anche sui grandi temi dell’esistenza».
Si capisce, però, che Veronesi ce l’ha con i vincoli imposti dalla legislazione in tema di inseminazione artificiale e diritti dei gay. «Ma non faccio politica. Del resto, sono gli omosessuali stessi a scherzare sui Pacs e sulle adozioni, considerate battaglie di principio più che alternative reali». Diverso il discorso sulla fecondazione assistita. «Mi sono ispirato alle tribolazioni realmente vissute da due miei amici. Sono pratiche dolorose e costose, spesso vanno ripetute. Sembra che una donna non sia tale se non riesce a vivere la maternità. Mah!». Così, nel film, la Bobulova si sottopone a micidiali bombardamenti di ormoni, a endoscopie vaginali. Un calvario. La terapia debilita lei e rinvigorisce lui, con effetti anche spassosi.

Sembra già di vederlo, Fabio Volo, mentre nello stanzino asettico della clinica spagnola si impegna a produrre sperma consultando El País al posto della regolamentare rivista porno.

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