Gela, suocero del boss zittisce anche Salvi

da Gela (Caltanissetta)

C'era un insolito parterre, ieri, a un convegno del «Correntone» dei Ds, a Gela: il presidente del gruppo parlamentare al Senato, Cesare Salvi, firmatario della mozione di minoranza al prossimo congresso nazionale, il deputato nisseno, Angelo Lo Maglio, l'assessore comunale ai servizi sociali, Paolo Cafà e Francesco Di Fede, 77enne suocero del boss mafioso Daniele Emmanuello, latitante da diversi anni. Di Fede è pure intervenuto al dibattito che si è svolto dopo l'illustrazione della mozione congressuale.
Il suocero del mafioso latitante di Gela ha invitato l'assemblea e l'intero partito a non votare per il sindaco, Rosario Crocetta (Pdci-L'Unione), alle prossime elezioni comunali di maggio, perché avrebbe «rovinato la sinistra a Gela». In evidente imbarazzo, nessuno dei dirigenti diessini locali ha replicato a Di Fede, malgrado il partito abbia confermato ufficialmente il proprio sostegno alla ricandidatura di Crocetta.

Francesco Di Fede, bidello statale in pensione, è il padre di Virginia Di Fede, 42 anni, ex lavoratrice Rmi (reddito minimo di inserimento) del Comune di Gela, licenziata dal sindaco Crocetta quando il primo cittadino scoprì la sua presenza tra i precari municipali. «Crocetta si è accanito ingiustamente contro mia figlia e la sua famiglia - ha detto Di Fede -: non merita di essere riproposto come sindaco di Gela». Crocetta ha chiesto un incontro urgente con i vertici Ds di Gela.

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