Roma

Il generale vittima della «persecuzione» sta valutando se denunciare l’ufficio riscossioni: «Non è un errore, c’è malafede»

Il generale vittima della «persecuzione» sta valutando se denunciare l’ufficio riscossioni: «Non è un errore, c’è malafede»

Passi la prima volta, un errore può capitare a tutti. Passi pure la seconda, chiunque può sbagliare due volte. Ma quando lo stesso errore si ripete la terza e la quarta volta allora diventa difficile credere nella buona fede degli addetti ai lavori. E così, dopo un calvario durato dieci anni, tanto tempo perso in udienze e soldi spesi in avvocati per venire a capo di una multa «pazza» che, sebbene annullata e dichiarata illegittima, è stata notificata al malcapitato altre tre volte e altrettante volte annullata dal giudice di pace, un generale dell’aeronautica militare ha deciso di rivolgersi ad un avvocato per valutare la sussistenza di responsabilità penali a carico dei dirigenti della Gerit, l’ufficio riscossione tributi di via dei Normanni.
L’incubo del generale Marcello Caroselli, che quando era in servizio si occupava di elaborare carburanti speciali per gli aerei di ultima generazione, persona precisissima e attenta a scadenze e pagamenti, comincia nel luglio 2002, quando gli viene notificata una multa di 245mila lire per un presunto eccesso di velocità risalente al 1997. È un errore, il generale lo sa. Così decide di impugnare il verbale davanti al giudice pace e riesce ad avere la meglio: il 13 gennaio la multa viene annullata e la sentenza notificata a tutti gli organi competenti. Problema risolto? Niente affatto. Nel giugno del 2004 la Gerit notifica a Caroselli un provvedimento di fermo amministrativo dell’auto ed un sollecito di pagamento della multa già dichiarata illegittima dal giudice l’anno precedente. Multa che, tra l’altro, è inspiegabilmente lievitata a 1.164 euro. Il generale non si perde d’animo, va dall’avvocato, nel novembre del 2004 impugna nuovamente la contravvenzione e, ovviamente, ha la meglio. Ma anche questa volta non è finita qui. La nuova sorpresa è del gennaio 2007: sempre dall’ufficio riscossione tributi arriva un altro provvedimento di fermo dell’auto accompagnato da un nuovo sollecito di pagamento della multa, la stessa che era già annullata e dichiarata illegittima due volte. Anche questa volta il provvedimento viene impugnato dal generale e annullato dal giudice. È la terza volta. Ma non l’ultima. Nel maggio del 2008, infatti, ecco un altro sollecito di pagamento per la medesima multa. Il generale non riesce a credere che si tratti dello stesso verbale, invece lo è. La multa viene impugnata per la quarta volta e nei mesi prossimi verrà certamente annullata di nuovo. Va da sè che in tutti questi anni il generale Caroselli ha inviato in più occasioni alla Gerit, oltre alle formali notifiche dei provvedimenti giudiziari emessi a suo favore, la documentazione necessaria a dimostrare l’incredibile situazione in cui si era venuto a trovare. Inutilmente: nessuno gli ha mai risposto. Neanche il suo legale, Gianluca Arrighi, è riuscito ad avere spiegazioni, prima telefonando alla Gerit, poi inviando un fax in cui prospettava la possibilità di denunciare l’accaduto in Procura. «È evidente a questo punto - osserva l’avvocato - che non possa trattarsi di un errore e che non possa più presumersi la buona fede da parte dei dirigenti dell’ufficio riscossione tributi». I reati che si potrebbero configurare sono quelli di truffa aggravata ed estorsione.

«È sconcertante - sottolinea poi Arrighi - come l’entità della multa cambi in base a calcoli insindacabili per trarre in inganno gli automobilisti».

Commenti