Generali, battaglia finale sulla governance

Non si aspetterà il 30 aprile, data dell’assemblea, per la resa dei conti alle Generali. Ci si avvia, con oggi, a una settimana cruciale, durante la quale sarà formalizzata al presidente Cesare Geronzi una richiesta per la convocazione di un consiglio straordinario per «fare chiarezza», come si è anticipato da varie parti.
Bastano sei firme sui 18 membri del cda e il presidente dovrà soddisfare la domanda entro 8 giorni, a norma di statuto. I sei si sarebbero già coagulati, ma i nomi, già pubblicati, non sono ufficiali. Questione di ore. Ma Geronzi potrebbe anticipare tutti convocando un cda di sua iniziativa; il 6 aprile è convocato un comitato esecutivo. Di certo la prima firma su una richiesta di cda straordinario sarà quella di Diego Della Valle, che guida il fronte critico nei confronti di una presidenza accusata di aver più volte travalicato i limiti che le sono stati attribuiti (Geronzi non ha deleghe, se non quella alla comunicazione).
Quasi in parallelo, entro questa mattina alle 8.30 - prima cioè dell’apertura dei mercati - dovrà pervenire alla Consob, che l’ha richiesta, una nota informativa approfondita delle Generali sulla società comune nell’Europa dell’Est con la Ppf del finanziarie ceco Petr Kellner, il quale siede nel consiglio di Trieste. La vicenda legata a Ppf, e della put (diritto a vendere) che Kellner potrebbe esercitare sul suo 49% entro il 2014 per 2,5-3 miliardi, è stata sollevata nel cda sul bilancio del 16 marzo dal vicepresidente Vincent Bollorè che, con gesto del tutto inedito, si è astenuto dall’approvare il documento contabile. Ieri si è aggiunta un’affermazione del finanziere tunisino Tarak Ben Ammar (che non siede a Trieste, ma nel cda del maggior azionista delle Generali, Mediobanca) secondo il quale Bollorè, con riferimento a Ppf, «ha chiesto per iscritto al consiglio di mettere un appunto nel bilancio che spiegasse con più trasparenza quali fossero stati gli impegni per Generali. E ha ragione. E ringrazio Perissinotto e il consiglio che hanno accettato di mettere questa riga». Poi ha aggiunto: «Non credo che Geronzi sia il problema».
Ma al di là dei temi specifici, tutti gli ambienti concentrici al vertice delle Generali concordano che la situazione è molto tesa e che sarà necessario raggiungere un chiarimento a breve. Da una parte Della Valle ha sferrato ripetuti attacchi a Cesare Geronzi, molto espliciti, accusandolo tra l’altro di ingerenze nella gestione dell’ad Giovanni Perissinotto. Bollorè, con il grimaldello della Ppf, ha a sua volta dato un affondo contro lo stesso Perissinotto, sostenendo indirettamente Geronzi.
Ben Ammar tiene distacco, ma è il portavoce degli interessi francesi nell’asse Mediobanca-Generali, nel quale Bollorè ha una presenza strategica. Mediobanca, che in questi anni si è sempre spesa per la buona gestione del suo principale asset, appare preoccupata perché alla mancanza di sintonia tra presidente e amministratore delegato conseguono problemi di gestione che possono essere risolti solo trovando una sintesi tra i due ruoli. In caso contrario sarà necessario un ricambio.
L’unico che, uomo navigato, non è mai entrato in polemica ma ha sparso anzi parole pacificatrici, è lui, Geronzi. Solo un mese fa, al Forex di Verona, ha usato frasi chiare e disarmanti: «Non ho mai litigato con nessuno. Se qualcuno litiga con me è un problema suo». Qualcuno ricorderà che all’assemblea di Mediobanca del 28 ottobre 2009 disse, rispondendo a un azionista: «Non ho alcun interesse alla presidenza di Generali.

Non ho difficoltà a ripeterlo perché non è la prima volta che fate questa domanda in assemblea e che io rispondo. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». Pochi mesi dopo Geronzi veniva incoronato, non controvoglia, a Trieste.

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